Non è mai giusto giudicare un libro dalla copertina. Così come non è mai corretto leggere un risultato e trarre immediatamente conclusioni o giudizi. Eppure è ciò che sta accadendo dietro le quinte, ma neanche troppo, della vittoria rossonera per 1-0 contro il Bologna. Una vittoria tanto importante quanto meritata, la seconda di fila con rete inviolata come non accadeva dallo scorso febbraio, quando il Milan allora di Conceicao superò Empoli prima (0-2) e Verona poi (1-0).
Ebbene, al triplice fischio di Marcenaro, il successo di Modric e compagni si è subito tradotto in “corto muso”, ormai etichetta stabile di una qualsiasi volta in cui Max Allegri ottiene una vittoria con una rete di scarto. Ma non è piuttosto semplicistico parlare di “corto muso” dopo una prestazione del genere? Il Diavolo ha concesso pochissimo, appena 0.17 ammonta l’XG dei rossoblu, e d’altro canto ha creato molto. Magari in modo perlopiù anarchico, ma nel bilancio della partita non possiamo non citare i quattro legni e un rigore netto non concesso. Segno che la squadra è stata piuttosto sfortunata, altrimenti all’attivo ci sarebbero stati più gol.
Dunque va bene il blocco basso, va bene le ripartenze, va bene la giacca, ma non è sempre tutto riconducibile al personaggio Allegri. Che è senza dubbio l’artefice principale della vittoria contro il Bologna, ma è anche giusto dare a Cesare ciò che è di Cesare. O a Max ciò che è di Max. E riconoscere come non si tratti sempre di una risicata vittoria di “corto muso” solamente perché con una sola di rete di scarto. Dentro c’è molto di più. C’è Rabiot che è subito protagonista, c’è Gabbia impeccabile, ci sono Ricci e Nkunku che entrano e alzano il livello. Insomma, c’è tanto. Molto di più di quello che si vuol far passare.
