Curiosità, attesa, dubbi: queste sono le sensazioni che accompagnano la transizione dalla stagione 2024/25 a quella 2025/26 in casa Milan. Tanto è già cambiato negli uomini che gestiscono l’area sportiva. Tanto è già cambiato nell’approccio con il quale viene affrontato l’avvicinamento alla nuova annata. Tanto cambierà ancora.
Ciò che impressiona è come si siano trasformate le cose a distanza di 12 mesi. Era il 13 giugno 2024 quando Zlatan Ibrahimovic presentò quello che sarebbe stato il progetto Paulo Fonseca, il progetto del nuovo Milan targato Giorgio Furlani, Geoffrey Moncada e appunto lo svedese. Un one man show che gli ha portato ben poca fortuna e che rivisto 12 mesi dopo rappresenta uno spaccato di quello che sarebbe accaduto da lì in avanti.
Il giugno 2025 ha portato con sé un nuovo progetto firmato Igli Tare e Massimiliano Allegri, ma anche una ventata d’aria fresca per quel che riguarda l’approccio comunicativo. Addio al “Season Kickoff” a Milanello, poche parole e un silenzio che lascia a tratti spiazzati. I diretti interessati non hanno di fatto rilasciato dichiarazioni, se non il dirigente albanese ai microfoni dei canali ufficiali nella sua prima intervista dopo aver ottenuto l’incarico di direttore sportivo. Ci sarà modo di parlare più avanti, sicuramente nel giorno del raduno per il tecnico e probabilmente anche per il diesse.
Dall’ora e venti minuti di Ibrahimovic al silenzio del duo Tare-Allegri: sono scelte, ognuno poi le giudica come meglio crede. Fa certamente rumore in questo nuovo ecosistema la percezione di una sorta di assenza dello svedese dopo un anno in prima linea. Percezione, appunto. Da protagonista ad attore secondario: una de-escalation che forse va bene a tutti, Zlatan in primis.
Ciò che accomuna i due momenti storici è la difficoltà nell’andare oltre certe dinamiche, certi orientamenti che hanno caratterizzato finora il giocattolo costruito dagli uomini di Gerry Cardinale. È stata da poco superata la metà giugno e lungi da noi criticare tempistiche quando il mercato a tutti gli effetti non è ancora aperto, ma ci sono situazioni ricorrenti che preoccupano. E non parliamo della cessione di Musah, per cui è sacrosanto trattare condizioni favorevoli, a maggior ragione quando il club interessato potrebbe essere un tuo concorrente diretto nella prossima stagione e potresti avere altri pretendenti.
Piuttosto è la lentezza nel procedere con certe trattative o ancor peggio conoscere la valutazione che una società fa del proprio calciatore e avanzare offerte ben inferiori a quella attesa. Quella tendenza a voler giustamente risparmiare e a voler erroneamente mantenere la propria posizione ferma, con il rischio di inaridire un affare o una trattativa. Un approccio che il Milan aveva e sembra avere tutt’oggi che, come si è visto nei risultati della scorsa stagione, ha portato ben poco. O meglio, nulla.
