L’ex rossonero Massimo Ambrosini ha presentato a Radio Deejay il film sul Milan del periodo 2003-2007, “Stavamo bene insieme”. Queste le parole di Ambrosini sul film, che uscirà oggi nelle sale:

Sul rapporto tra lui e gli altri giocatori protagonisti: “Chi siamo? Io, Pirlo, Gattuso, Maldini, Nesta e Inzaghi, ma oltre a noi 6 il gruppo era molto unito. In questo film parliamo di quello che ci ha resi un po’ particolari, c’era la volontà e il piacere di condividere anche i momenti extra campo assieme”.

Sulle difficoltà nel fare questo film: “Un’ossessione. Riuscire ad incastrare tutto e tutti è stato un disastro. Comunque l’idea iniziale era quella di provare a raccontare quello che eravamo con delle telcamere, facciamo leva sul fatto che quella storia andava raccontata a San Siro, non c’era un altro posto. Nella mia testa all’inizio volevo farla durare una notte, in cui si parlava delle vittorie: si partiva da lì per poi andare in piazza Duomo dove c’era lo stesso tavolino dello stadio in cui avremmo raccontato la fine della notte, che generalmente era in Duomo a festeggiare all’alba”.

Sulle cosa raccontano: “La storia calcistica ci ha dato la possibilità narrativa di metter insieme tutto: ci sono le storie legate alle 3 finali di Champions League, ma gli anni in cui non siamo andati in finale abbiamo fatto un quarto, in cui ci ha cacciato fuori il Deportivo in modo clamoroso e una semifinale col Barcellona, quindi si racconta un quinquennio irripetibile per risultati sportivi a cui poi sommi un’unione particolare”.

Sul titolo: “In realtà si è rivelato da solo, dato che mentre parlavamo Paolo ci ha chiesto il motivo per cui si vinceva e Andrea risponde ‘Perché stavamo bene insieme’.”

Su com’è giocare a Barcellona: “Molto bello, io lì ci ho giocato il mio ultimo match in Champions col Milan, quindi ha un significato importante”.

Su Ancelotti: “Ha avuto sempre questa capacità di gestire le emozioni con pacatezza. Si è sempre detto che questa capacità è alla base dei suoi successi ed è vero, ma non bisogna confonderla con arrendevolezza o superficialità. Ha dovuto anche gestire il Presidente, spesso molto presente, quindi ha avuto anche questa abilità. Esempio? Semifinale con l’Inter nel 2003: all’andata mise terzini più bloccati e all’intervallo Berlusoni chiese di cambiarli, Carlo riuscì a gestire la situazione e non li cambiò”.

Su Galliani: “Spiega il suo ruolo nel mezzo tra società, allenatore e giocatori”.

Su Gattuso: “Dopo la finale di Istanbul voleva andare via perché non riusciva a sopportarla, ma Galliani lo chiuse in una stanza per 3 ore e alla fine restò. Lui dormiva sul divano per rimanere carico”.

Su Nesta: “Quando è venuta fuori l’idea io ho subito detto Sandro, dato che in carriera ha parlato poco, ma ne ha di cose da dire. Negli ultimi anni poi è cambiato parecchio dal personaggio schivo, è diventato più comunicativo. In campo? Si arrabbiava e urlava quando gli altri non tornavano”.