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Adli a Milan TV: “Rimanere nella storia del Milan è difficile, bisogna fare tante cose. Cerco di divertirmi e far divertire”

Yacine Adli è stato protagonista del primo episodio del podcast di Milan TVUnlocker Room“. Ecco tutte le dichiarazioni del centrocampista francese.

Yacine Adli era un bambino cresciuto semplicemente come penso tanti altri bambini. Sono nato a Villejuif, vicino a Parigi. Ho un fratello e una sorella, io sono il più giovane. I miei genitori hanno sempre cercato di darmi opportunità per non rimanere a casa, ho fatto tante cose. Il mio papà mi ha fatto fare judo, scacchi, solfeggio, violino. Avevo tanti impegni e facevo tante cose, dopo è venuto il calcio e mi ha preso la vita. Villejuif? Non ti dico che è il ghetto, ma è una città tranquilla dove si vive insieme. Forse se vieni da fuori puoi dire che è una città un po’ strana, ma io mi sento bene là“.

Sulla sua famiglia: “Il mio papà è arrivato a 9 anni in Francia, quando è tornato in Algeria si è sposato con mia mamma e poi sono andati in Francia. Lui parlava già francese, era integrato. Per la mia mamma è stata più dura, ma ha lavorato tanto per imparare la lingua e trovare lavoro. I miei genitori hanno preso il buon treno per andare avanti insieme. Insegnamento? Essere un uomo buono, avere sempre un buon atteggiamento con chiunque, il più forte, il più debole, il più ricco o il più povero. Ho pochissimi ricordi da piccolino perché nel 2012 abbiamo vissuto un momento particolare perché mia sorella ha avuto un cancro e non so se sia stato un blocco, ma ho pochissimi ricordi precedenti. Per noi è troppo importante la famiglia. Mia sorella si è laureata in marketing, è stata una vittoria per lei dopo tutto quello che ha vissuto. Dopo il cancro ha avuto anche un tumore: ha avuto tante prove e le ha superate“.

Sull’Algeria: “Sono andato, ma è da quasi 12 anni che non vado. È un rapporto legato ai miei genitori, a quello che mi raccontano. Mia mamma ha tutta la famiglia là, quindi spesso va là, fa parte della nostra cultura. Noi abbiamo una famiglia di braccianti, siamo gente semplice e siamo felici con poco. Questi valori li abbiamo e sappiamo da dove siamo venuti“.

Sulla religione: “Per me è tutto, mi insegna il mio atteggiamento, mi aiuta nei momenti buoni e difficili. Preferisco tenere questa cosa personale. Tutto è legato ad una cosa: la ricerca della soddisfazione di Dio. Comportarmi bene con genitori, moglie e bambini: tutto questo è fatto per quello. Cerco di sbagliare il meno possibile, poi tutto commettiamo peccati“.

Sulla spuma che mette sui capelli: “Una partita, credo a San Siro contro il Verona, pioveva un sacco e ho tirato i capelli indietro: vedevo meglio il campo“.

Sui suoi compagni di squadra: “Ho un rapporto speciale con tutti, questa è la differenza. Non posso dire che loro sono i miei compagni, sono di più. Sanno tutti che se hanno bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono, che sia sul campo o ovunque. Sono sempre stato così, ma non lo faccio apposta, fa parte di me. La gente può pensare che lo faccio di proposito, ma non importa: lo faccio perché sono quell’uomo, fa parte di me. Per me quello che è dentro lo spogliatoio, non esce dallo spogliatoio“.

Sul soprannome da “pianista”: “Mia sorella faceva piano, io sono più di violino. Sono più conosciuto per essere cantante (canta il coro ‘Bandito’, ndr). L’ho imparato veloce l’italiano, non ho fatto lezioni, sono uno che parla tanto“.

Sul Milan: “Rimanere nella storia del Milan è difficile, bisogna fare tante cose. Vedremo. Non sono uno che parla del futuro. Fine carriera? Non guardo così lontano. Nella religione noi sfruttiamo il momento presente“.

Su sua moglie: “Ho avuto solo una ragazza nella mia vita ed è lei. Non so se ci so fare con le ragazze, ma con lei è andata bene. È un po’ il mio punto debole, io non parlo mai di lei. Bambini? Cerco di essere il miglior esempio per loro“.

Sui social: “Leggo poco, ma seguo un po’ quello che succede su Instagram, faccio i post dopo la partita, ma tutto tranquillo“.

Sulle sue vacanze con i compagni: “Vacanza con Reijnders e Okafor? Abbiamo avuto due giorni liberi, quindi siamo andati in montagna insieme. Abbiamo fatto un pranzo fuori, solo che quando abbiamo tolto i guanti per mangiare era impossibile: un freddo incredibile. Così siamo rientrati e abbiamo trovato queste pellicce e abbiamo fatto una foto così. Poi Tijjani ha fatto un regalo a tutti, gli occhiali“.

Sul giorno della partita: “Non penso a niente, cerco di divertirmi e far divertire il tifoso. Quando ero più giovane, ero veramente concentrato. Ora non è più così: la partita comincia quando l’arbitro fischia l’inizio. Faccio una giornata banale: sono in camera, guardo qualcosa, faccio le preghiere, lezioni di arabo con professori“.

Sugli incontri speciali nella sua vita: “Il mio procuratore con cui ho una relazione incredibile come qualcuno della mia famiglia, lo ascolto come un grande fratello, come un papà. Paolo Maldini perché l’incontro con lui mi ha fatto crescere. Compagni diversi con una mentalità incredibile come Mike Maignan perché mi ha dato tanto. Penso che tutte le persone che incontri sono importanti, c’è sempre qualcosa da imparare da tutti. Devi sempre avere gli occhi aperti e le orecchie pronte ad ascoltare. Anche quando pensi che non hai più da imparare, hai sempre da imparare. Se devo dire un’ultima persona, un professore dell’Islam“.

Adli conclude esprimendo tre desideri: “Avere la salute, essere felice e vincere“.

Milan: Yacine Adli (Photo Credit Agenzia Fotogramma)
Milan: Yacine Adli (Photo Credit Agenzia Fotogramma)

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