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Mandzukic in questo Milan, perché sì

Una cosa è certa. Dopo un anno e mezzo di inattività (o quasi), Mario Mandzukic non si metterebbe mai in gioco per fare la mascotte. Analogamente, il Milan non potrebbe permettersi di stipendiare un top player, anche solo per un breve periodo, per motivi puramente precauzionali qualora si fermassero i titolari. Ergo: l’operazione che porterebbe l’ex juventino in rossonero, qualora andasse in porto, poggia su altre basi.

Prendere Mandzukic significa uscire allo scoperto senza più troppi tentennamenti e puntare dritto a consolidare il primo posto in classifica sino alla fine del campionato. Un investimento del genere sarebbe il segno di una precisa volontà di rinforzarsi (e cautelarsi) per garantire continuità di risultati fino al termine della stagione in corso. Non solo. Il croato è un elemento dalla spiccata personalità, in grado di fare gruppo, ma anche di scontrarsi con altri “galli” (leggasi Zlatan Ibrahimovic che resta il capitano ufficioso della squadra). Di certo, l’affidabilità, sempre che le condizioni fisiche siano adeguate, è totale. “Marione” è in grado di ricoprire più ruoli in attacco, perfettamente adattabile nel trio alle spalle di Ibra (o Leao o Rebic). Lo inventò in quel ruolo un certo Massimiliano Allegri quando, nel 2017, scelse il “tutti dentro” con Higuain unica punta e un terzetto alle spalle costituito da Mandzukic a sinistra, Dybala al centro e Cuadrado a destra.

A quasi 35 anni per Mandzukic sarebbe un’occasione davvero prestigiosa. Dopo aver chiuso (male) con Maurizio Sarri più che con la Juventus, il 24 dicembre del 2019 si accordò con i qatarioti dell’Al-Duhail, giocando la miseria di otto partite e segnando due reti. Dallo scorso 5 luglio è ufficialmente svincolato e fermo ai box. Sui social sembra tenersi perfettamente in forma: basterà per giustificare un investimento importante per questo Milan?

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