All’interno di una stagione di cambiamento, cominciata con lo switch in chiave dirigenziale e proseguita con il progetto sul rinnovamento della rosa, dettato dal sacrificio Tonali per finanziare un mercato che aveva bisogno di grandi colpi, prosegue un alone di mistero per quello che riguarda gli altri big in rosa. Quelli che hanno riportato in alto il Milan, che hanno vinto lo scudetto, che sono oramai il simbolo (se così possiamo ancora definirlo) dello spogliatoio e dello spirito di un gruppo in crescita, che rischia di perdere altri pezzi da qui in avanti.
Ospite al DLA Piper Sport Forum allo stadio di San Siro a Milano, l’amministratore delegato del Milan Giorgio Furlani ha rilasciato nella giornata di ieri alcune dichiarazioni in merito al progetto rossonero, dal gruppo Elliott che ha salvato il club dal crollo finanziario e conseguente fallimento fino all’arrivo di Cardinale, per un nuovo progetto che segue un’unica strada: la sostenibilità.
Sono necessarie altre illustri cessioni?
Tra i diversi temi toccati dall’amministratore delegato del Milan ne emergono due, diversi ma in realtà strettamente correlati. “Si alla competitività, ma non a tutti i costi”. La risposta è molto chiara e sottolinea quanto il processo di crescita dell’intero club passi ovviamente dalle spese coscienziose, non da quelle folli, con la consapevolezza che la parte sportiva cammini di pari passo con quella commerciale. Ergo, avere una squadra forte, competitiva e vincente per far crescere ancor di più l’altro aspetto, quello commerciale.
E qui subentra il secondo punto delle dichiarazioni. Alla domanda specifica sul futuro di alcuni giocatori, l’ad ha risposto: “Il prossimo anno verranno mantenuti i pezzi da novanta? Non lo so vediamo”. La domanda sorge spontanea. Di fronte a queste parole c’è da preoccuparsi? Se la crescita del club sul lato economico passa anche (o soprattutto) dai risultati di campo, come può far parte di questo percorso l’eventuale vendita di uno o più big?
Ritornando alla cessione della scorsa estate, quella di Tonali è stata oggettivamente la più “sensata” dal punto di vista tecnico, qualitativo, monetario. Non ce ne voglia Sandro, che oggi ha altri problemi extra campo a cui pensare, ma tra i pezzi da novanta la sua figura corrispondeva senza dubbio a quella più “sacrificabile”, soprattutto a quelle cifre. Vale lo stesso per Leao, Maignan e Theo Hernandez? La linea societaria sembra piuttosto chiara: tutti importanti, ma nessuno – neanche questi tre – sarà incedibile.