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De Jong: “Il Milan era il mio sogno da bambino, ora ha un grande futuro. Ritorno in Italia? Per allenare le giovanili rossonere”

Se il Milan chiama io ci sono, il telefono è sempre acceso“. Questo è l’esordio dell’intervista a Nigel De Jong da parte di gazzetta.it. L’olandese è rimasto particolarmente legato ai colori rossoneri. Ecco le sue parole in vista della super sfida di domenica tra Juventus e Milan. Il centrocampista gioca ancora a calcio all’età di 36 anni, nella Serie B qatariota con l’Al-Shahaniya.

Sul ritiro: “Quando vedrò qualcuno giocare meglio nel mio ruolo, allora lascerò. Finora non lo ha dimostrato ancora nessuno“.

Su Ibrahimovic: “L’ho conosciuto in un Ajax straordinario. Io, Chivu, Van der Meyde, Sneijder, Van der Vaart, poi lui. Un diciannovenne che organizzava scherzi a tutti. Odiava perdere, anche in allenamento. Quando l’allenatore formava le squadre, nessuno voleva stare con lui. In caso di sconfitta si sarebbe lamentato per giorni. Durante le partite, invece, diceva: ‘Volete giocare bene? Datemi la palla e io faccio il resto’. Era già forte fisicamente, ma non eccezionale come ora“.

Sull’importanza dello svedese per il Milan: “La rivoluzione del Milan è iniziata con lui. Sono felice che abbia rinnovato, ora spero che il prossimo anno possa guidare la squadra in Champions. I rossoneri devono tornare nell’Europa che conta. Dici Milano e pensi ai trofei. L’obiettivo è tornare a vincere“.

Su Pioli ed il progetto rossonero: “Il Milan ha un grande futuro, un progetto ambizioso e solido, ma il tassello principale resta Ibra. Averlo in rosa è una calamita: se un giocatore sa che lui è lì, accetta subito. Resta determinante“.

Su chi li somiglia: “Ne dico due: Kessie e Bennacer. Sono tra i più amati dai tifosi. In mezzo comandano il gioco e hanno qualcosa in più. Un po’ come me“.

Sul cambiamento nel gioco del calcio: “Il gioco negli ultimi 5 anni è cambiato. Adesso c’è il Var, tante telecamere, non si può essere troppo cattivi in campo. Io ero un animale, non facevo prigionieri. Nei contrasti puntavo sempre la palla, ma entravo deciso. Palla o gamba, era un 60-40. Quando gli avversari leggevano il mio nome in distinta, provavano un po’ di paura. In campo non sorridevo mai, se incassavo mi rialzavo subito. Senza lamentarmi. E anche se eri mio amico, non avevi scampo“.

Sugli avversari più difficili in Italia: “De Rossi e Chiellini. Due tosti come me“.

Sul big match tra Juventus e Milan, il suo pronostico: “Il Milan vincerà, ovviamente. La Juve ha Cristiano Ronaldo e tanti giocatori di qualità, ma non è la squadra di una volta. Il suo ciclo è finito“.

Sull’amore per il Milan: Il Milan era il mio sogno da bambino. Sono olandese, ho visto giocare Rijkaard, Van Basten e Gullit. Milano sarà per sempre nel mio cuore. Mi dispiace non aver vinto alcun trofeo. Era un periodo di transizione, ma ho bei ricordi. L’elicottero di Berlusconi che da un momento all’altro poteva atterrare a Milanello, il calore dei tifosi e quel gol nel derby“.

Sul gol nel derby: “Che spettacolo. Prima di quel derby del 2014 eravamo tesi, i tifosi ci dissero che se non avessimo vinto avremmo avuto problemi. Alla fine segnai il gol decisivo e andò tutto liscio. E che festa negli spogliatoi: cori, bottiglie d’acqua che volavano, i gavettoni al presidente Berlusconi e all’a.d. Galliani. Sembrava avessimo vinto lo scudetto“.

Su Donnarumma: “Aveva 16 anni ed era già molto forte. Da tifoso del Milan spero resti. So che ci sono alcuni problemi economici legati al rinnovo, ma deve diventare una bandiera. Come lo è Buffon per la Juve. Senza una base solida di giocatori giovani e di talento, non vinci“.

Su un talento olandese: “Se c’è un talento che può diventare fortissimo nei prossimi anni e mi somiglia per modo di giocare, quello è Ryan Gravenberch dell’Ajax“.

Sulla Superlega: “Sono sorpreso e spaventato. Due club importanti per me come Milan e City, squadre in cui ho giocato diversi anni, ne avrebbero fatto parte. Questo mi dispiace. È un progetto che non c’entra nulla col calcio, serve solo per arricchirsi. Fortunatamente non si è realizzato“.

Sulla Nazionale italiana: “Un gigante che dorme, sarà la vera sorpresa dell’Europeo. Non la Germania o la mia Olanda, ma gli azzurri. Squadra giovane e di talento, hanno tutti fame di far bene. Stravedo per Insigne, Barella, Locatelli, ma anche per Zaniolo. È un peccato che non ci sia“.

Su un suo possibile ritorno in Italia: “Magari per allenare le giovanili rossonere, chissà. È un Paese che amo“.

Su un suo possibile ritorno da giocatore in Europa: “Se il Milan va in Champions deve solo chiamare. Non è una questione di soldi, tornerei subito. Io e Ibra insieme in Europa…“.

Nigel De Jong – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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