Un Ibra-day non esiste ancora. Ma considerando la sua sana arroganza, Zlatan ne richiederà – istituirà, pardon – uno a fine carriera. Al Milan questo giorno esiste già, però, ed è oggi 29 agosto. Nella notte di dieci anni fa Zlatan Ibrahimovic e l’allora amministratore delegato Adriano Galliani raggiunsero l’accordo per portarlo a Milano, dove sbarcò quel pomeriggio, prima della presentazione a San Siro nell’intervallo di Milan-Lecce.
“Vinciamo tutto”, furono le prime parole sotto la Curva Sud. Tutto no, ma lo Scudetto arrivò a Milanello anche grazie ai 14 gol che segnò Ibra. Oggi non c’è nessuna partita a cui presenziare, quindi Zlatan se la prende comoda, arriverà questa sera alle 22 a Malpensa, ma come dieci anni fa sarà subito a Milanello per allenarsi, previa esito negativo del tampone.
Quanto cambia una decade
Nel 2010 il Milan era un’altra squadra, inutile dirlo, e dopo due terzi posti consecutivi la società era pronta a dare l’assalto al primo con la chiamata di Massimiliano Allegri e soprattutto l’arrivo di Ibra. Oggi la situazione è diversa. Zlatan tornerà (di nuovo) a Milanello per riportare la squadra in alto, ma questa volta l’asticella segna il quarto posto, l’ultimo utile per tornare in Champions League.
Lo svedese non gioca mai per piazzarsi, ma solo per vincere e il Milan post lockdown sembra essere su quella linea: dodici partite, trenta punti, frutto delle nove vittorie e dei tre pareggi. Quella è la base di ripartenza e la conferma in toto del gruppo – eccezion fatta per Giacomo Bonaventura – che ha fatto così bene tra giugno e luglio è il segnale giusto, partendo dalla rinnovata fiducia a Stefano Pioli.
Il Lotto di Ibra
L’unica analogia potrebbe essere il numero di maglia. In questi giorni Ibra ha giocato un po’ al Lotto annunciandosi prima con la 9 e poi con la 11. La scelta sembra essere ricaduta sulle due cifre che indossava nella prima esperienza rossonera. Ibra scelse quel numero perché il 10 era occupato da Clarence Seedorf e il 9 da Filippo Inzaghi, ultimo a saper far rendere quella maglia. Nemmeno Ibrahimovic che nulla teme, questa volta sembra fare un passo indietro davanti a quella sorta di maledizione che aleggia su quella casacca rossonera.
Non ci sarà l’assalto al campionato, ma un quarto posto in questo momento per il Milan è come uno scudetto e Ibra dovrà essere il condottiero di questa squadra. L’obiettivo è riagganciare la Champions League poi, per il futuro, si vedrà.