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Ibra come i Queen: non è ancora l’ultimo tour

Lunedì 17 febbraio 2020. Fu quella l’ultima volta che Zlatan Ibrahimovic scese in campo a San Siro circondato dall’affetto del pubblico rossonero sugli spalti. Oltre 46mila spettatori, quella sera, assistettero dal vivo alla vittoria per 1-0 sul Torino, firmata da Ante Rebic. Poi da quel momento lo svedese, tornato un mese e mezzo prima a furor di popolo, si trovò costretto a giocare e a illuminare il Meazza senza pubblico.

Perché ricordare quella serata? Perché c’è un legame a doppio filo tra Ibra e il popolo rossonero. Al punto che oggi è impensabile un addio al Milan e al calcio giocato nell’epoca Covid. Lui vuole un altro saluto. Lui aspetta il tributo. Lui vuole godersi una vera e propria festa. D’altronde l’aveva detto anche Mino Raiola, più o meno un anno fa: “Zlatan è tornato per divertirsi e per far divertire il mondo. Non potevo permettere che il suo ultimo palcoscenico fosse Los Angeles. Questi sei mesi saranno come l’ultima tournée dei Queen, un lungo tributo: bisognava farlo a San Siro“. Poi l’emergenza sanitaria ha scompaginato un po’ piani. I sei mesi si sono prolungati in un’altra stagione. E oggi si pensa ad un ulteriore rinnovo.

Che cosa passi nella testa di Ibra circa il suo prossimo futuro non è noto. Di certo, se il Milan dovesse quantomeno centrare la qualificazione alla prossima Champions League, ci sarebbe uno stimolo in più a continuare ancora per qualche mese, sperando che a San Siro tornino pure i tifosi. In quest’ottica va letto anche lo sforzo che la società potrebbe fare per prolungare l’accordo e, come spiegato da Ricky Massara, per far venire in Italia la famiglia del bomber svedese, oggi lontana. Nulla è ancora deciso, ma tanti indizi portano verso quella direzione: un Milan ancora trascinato, dentro e fuori dal campo, dal suo numero 11. Lui è una star. Come i Queen. L’ultimo giro non può essere questo.

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