HomePrimo PianoDopo l’Ibra-show, ora torni a fare la differenza in campo

Dopo l’Ibra-show, ora torni a fare la differenza in campo

Pur non giocando da due partite e mezzo l’uomo-copertina del Milan è sempre Zlatan Ibrahimovic, adesso più che mai. La settimana sanremese ha regalato allo svedese un’esposizione mediatica senza precedenti. Ibra, da sempre conosciuto e riconosciuto per le sue straordinarie doti calcistiche, adesso ha venduto la propria immagine a tutti. Anche a quelli che non hanno mai visto una sua partita. L’operazione di marketing è riuscita alla grande. Da tutti i punti di vista. Anche quello di rendere Ibra più umano, più vicino alla gente. Dall’altra parte il Festival di Amadeus ha sfruttato il più possibile l’effetto Ibra per dare interesse a una manifestazione canora senza pubblico, che rischiava il clamoroso flop. La Rai si è salvata con l’audience anche grazie a quelli che, come il sottoscritto, non guardavano il Festival dagli anni 80 e che l’hanno seguito solo per vedere Ibra. Insomma tutto è bene quel che finisce bene. La domanda però ci sorge spontanea: ma scusate, in tutto questo, il Milan?

In questa settimana sanremese Zlatan ha fatto di tutto tranne che il calciatore. Ricordo: il Milan lo paga 7.5 milioni a stagione per fare il calciatore e per mettere la squadra al centro della sua vita professionale. Questa settimana Ibra non l’ha fatto. Ma amen. Pazienza. L’avevamo messo in conto. L’importante è che adesso, dopo questa settimana di “vacanza” Ibra torni a fare il calciatore e a vivere da Ibra. A fare il duro in campo e nello spogliatoio. Non a recitare la parte del duro sul palco e a interpretare il ruolo del novello 007 sulle strade della Liguria. Il suo ritorno al Milan è stato fondamentale, determinante, vitale. Sappiamo tutti perfettamente che senza Ibra il Milan sarebbe rimasto quell’Armata Brancaleone di Bergamo e che avrebbe navigato a vista ancora per molto tempo. Senza Ibra sarebbe già stato esonerato Pioli, non ci sarebbe più stato Paolo Maldini e forse, “sliding dors” permettendo, adesso saremmo stati qui a constatare il fallimento di un nuovo costosissimo progetto tecnico, quello di Rangnick. Sappiamo che Ibra ha ridato al Milan la dignitá della squadra, ancor prima che della grande squadra. In campo, a Milanello, in sede. Sappiamo tutti quanto sia stato e sia importante lo svedese per la recente, contorta e delicata storia del Milan.

Adesso però è giunto il momento di fare un passo in avanti. Visto che gli piacciono tanto le canzoni, possiamo dire che nell’ultimo anno Ibra è stato il “centro di gravità permanente” di tutto il mondo Milan. E questo ha prodotto indubbiamente tanti effetti positivi. Adesso però, dopo un anno, la società deve avere la capacità e la forza per fare un passo avanti e per riprendere totalmente il controllo della situazione e la supremazia nei comandi e nelle decisioni. Tutte. Anche quelle che riguardano Ibra. Lo svedese ha dato grande forza a una società che forte non era. Ma se il Milan vuol completare il suo ritorno nel novero delle primissime squadre d’Italia e tentare di ricollocarsi nel gotha del calcio europeo, deve per forza di cose riportare l’autorità e l’autorevolezza assolute nelle mani della società. Non dei calciatori. E di conseguenza dei loro agenti. Altrimenti il Milan sarà sempre ostaggio di Ibra e del suo procuratore che, guarda caso, è lo stesso dei giocatori di maggior valore in rosa. La vicenda di Sanremo con annessi e connessi è passata liscia grazie al silenzioso imbarazzo del Milan che si è visto spettatore e non protagonista della decisione e della gestione. Anzi, la società ha anche prestato il fianco al teatrino del “contratto pre-esistente”. Ma quella di Sanremo è soltanto la punta di un iceberg da sciogliere a tutti i costi. Ibra non è e non deve essere il padrone del Milan. Nè in campo nè fuori dal campo.

Lo dimostrano anche le prestazioni della squadra senza di lui e la media-punti delle partite di campionato senza in campo lo svedese. Quest’anno nettamente superiore a quella delle partite “con” in campo Ibra. Intendiamoci, Ibrahimovic rimane fondamentale soprattutto nelle gare tipo quella contro l’Udinese, dove tutta la squadra avversaria è arroccata nella propria area. Ma in altre partite, tipo Sassuolo o Verona, l’assenza di Ibra ha consentito a Pioli di giocare in modo diverso, più raccolto e pronto a sfruttare gli spazi. Con questo non sto dicendo che il contratto di Ibra non sia da rinnovare o che lo svedese debba essere estromesso dalla squadra. Anzi. Lui è e resta importante. E credo lo possa essere anche nella prossima stagione. Ma stavolta le condizioni deve tornare a dettarle il Milan. Da tutti i punti di vista, economico, tecnico e comportamentale. E se la società acquisirà questa “forza” nei confronti di Ibra tornerá a dettare legge anche nei confronti degli altri tesserati e dei loro procuratori.

Dalle parole di Paolo Maldini nell’ultimo periodo credo che questo percorso sia già stato intrapreso dall’ex capitano rossonero. Il quale mi sembra abbia molto chiara questa missione. Ho visto Maldini, con grande onestá, ammettere candidamente l’anomalia della vicenda Sanremo, a differenza di altre componenti della società o del mondo Milan, come al solito “più realiste del re”. Mi auguro che la proprietà segua Maldini e Pioli in questo progetto di rimettere il “Milan al centro del villaggio” e non Ibra.

Ma, a proposito di proprietá, vedo che nelle ultime ore si sta preparando una nuova “rivoluzione”. Stavolta i nomi misteriosi sono quelli del moldavo Alexandr Jucov e della World Lab Technologies, societá Americana con capitale sociale di 100 dollari. Di questa prospettiva e dei preoccupanti indizi che hanno accompagnato l’uscita della notizia parliamo in questo video sul canale Cristiano Ruiu TV: https://youtu.be/mrX5YhS0Ybo. Jucov si è affrettato a specificare che le sue intenzioni sono serie e non è solo in cerca di pubblicitá. Questo è quello che ci preoccupa di più. Non vedo effetti positivi nell’ennesimo passaggio di proprietà dal Fondo Elliott al Fondo WLT. Anzi ne vedo solo uno: di solito in questi casi si cambia anche l’amministratore delegato…

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