In due giorni si è ripreso il suo Milan, la sua Nazionale, si è commosso ed è tornato centrale nel meraviglioso mondo del media-calcio. Zlatan Ibrahimovic è immortale, davvero. E la vittoria di Firenze ha in parte “smascherato” un Milan ancora fortemente dipendente dalla “garra” del suo leader. Fuori dall’Europa League, più che mai “dentro” in campionato, la grandezza di Ibra è passata anche dal dilatare la sua presenza sul campo del “Franchi” dai prevedibili 65-70 minuti all’intera partita. Al termine un bel po’ di fiatone, stanchezza e soddisfazione. Poi il ritorno in Svezia, le lacrime pensando a Vincent, il secondogenito che vorrebbe tanto avere papà a casa. Ma il suo papà è ancora troppo addentro le dinamiche del nostro calcio per pensare di non essere più decisivo, o di essere addirittura un ex giocatore.
Forma mentis. È una questione di mentalità, qualcosa di unico in questa squadra, che mette lo svedese nella condizione di non avere ancora sostituti. Al Milan come altrove. Una forma mentis da big che si vede e si percepisce tanto in campo quanto fuori. Alcuni suoi sguardi al “Franchi” hanno saputo fare la differenza: Ibra – stantuffo e, ora, centravanti di ruolo – si è caricato sulle spalle l’orgoglio dei suoi compagni risultando determinante in una rimonta ad un certo punto impensabile. Non a caso, dopo Manchester era stato lo stesso Zlatan a parlare ancora di scudetto. Anche perché, come traspare dalle sue parole – sempre schiette, il Milan è il Milan e come tale va sempre trattato.
Rinnovo. Ha fatto discutere nelle scorse settimane anche il possibile prolungamento a cifre importanti. Quarant’anni tondi e un contratto ancor più tondo. Giusto o sbagliato che sia e sarà, la crescita di tanti giovani passa ancora da IZ. E se le cifre restano ancora tabù, è certo che la società – Maldini in primis – proverà a fare di tutto per allinearsi alla volontà del calciatore di restare in rossonero ancora una stagione. Quella che potrebbe coincidere con il ritorno in Champions dopo tanti, troppi anni.
Domino. Ritorna Ibra, tornano in palla anche tanti altri. Ieri si è rivista la luce in tanti protagonisti che il mondo rossonero non vedeva l’ora di tornare ad apprezzare. O di elogiare (quasi) per la prima volta. Da Diaz a Calhanoglu, da Bennacer a Tomori. Presenze importanti, ritorno ancor di più. E, in questo senso, il peso specifico di Hakan e Isma e molto prossimo a quello di Zlatan. Lo scheletro di Pioli, completato da Kjaer e Donnarumma. Da Firenze può dirsi finalmente ripartita la stagione del Milan: non ci saranno più infortuni – o, almeno, ce lo auguriamo – che possano impedire al Diavolo di giocarsi un traguardo tanto impronosticabile, quanto oggi a portata di mano.
