Ci siamo quasi, Olivier Giroud lunedì dovrebbe sbarcare a Milano per le visite mediche per iniziare l’iter che lo porterà a diventare un nuovo giocatore del Milan. Un acquisto non solo necessario a livello numerico, per la partenza del fantasma Mandzukic, ma anche a livello di esperienza e gol internazionali. Perchè è vero che Giroud non ha giocato molto e ha accettato di partire dalla panchina al Chelsea, ma la sua esperienza e il suo palmares parlano chiaro.
Mentalità vincente ed esperienza, il dogma del mercato
La qualificazione in Champions League ha imposto al mercato rossonero di acquistare giocatori con esperienza internazionale e mentalità vincente. Caratteristiche che latitano nell’attuale rosa del Milan, non tanto per la qualità dei giocatori, quanto per la loro giovane età. Ed ecco spiegato anche l’acquisto di Mike Maignan, campione di Francia con alle spalle anche presenze in Champions League. Da un francese all’altro si passa ad Olivier Giroud che ha solo il difetto delle 34 primavere che pesano, compensati da trofei e ed esperienza internazionale. Una necessità derivata anche, si dice, da una domanda fatta da Zlatan Ibrahimovic nello spogliatoio post vittoria sull’Atalanta in cui chiedeva in quanti avessero giocato in Champions League, ricevendo risposta solo da qualche compagno. Anche L’Europeo in corso ha confermato come ai rossoneri manchino quei giocatori, soprattutto in zona gol, che abbiano affinità con le massime competizioni europee. Il bottino dei giocatori rossoneri recita 0, con il solo Kjaer arrivato alle semifinali con la sua Danimarca. Ecco perchè l’acquisto di Giroud, ma anche del trequartista, dovrà avere un sapore internazionale, che sappia guidare un gruppo di giovani alla loro prima esperienza in Champions League. Non sarà facile perseguire profili del genere dando un occhio al bilancio, ma questa è la missione delle dirigenza rossonera che non vuole che il ritorno nell’Europa che conta sia una toccata e fuga ai gironi, ma un percorso di rinascita che riporti il Milan dove gli compete.