Fa quasi strano ripensarci, tenere a mente che il Milan sfavorito e spesso penalizzato si sia laureato da poco più di tre settimane a questa parte Campione d’Italia. Un Milan giovane, quasi silenzioso, proprio come i suoi leader, dai più grandi ai più giovani, da quelli “ingombranti” a quelli più pacati, che hanno saputo tenere botta, reagire, guidare gli altri ma anche loro stessi verso un trionfo che resterà indelebile nella storia di questo club.
I leader che non ti aspetti
A far nascere questo ambiguo concetto di leadership legato alla rosa di questo Milan, sono state probabilmente le principali aspettative di una squadra non all’altezza, poco lucida, poco cattiva, con un numero limitato di personalità all’interno dell’intero gruppo.
Eppure, quelle reazioni ai momenti difficili, quella voglia di strigliare i compagni per il bene del gruppo, sono nate anche dai leader apparentemente silenziosi, quelli che non ti aspetteresti mai. Se da un lato infatti, la presenza monumentale di uomini come Ibrahimovic, Kjaer e Giroud abbia fatto certamente la differenza, dentro lo spogliatoio oltre che davanti ai nostri occhi, il grande valore nella vittoria dello scudetto nasce anche dai leader giovani, o da quelli grandi ma “silenziosi”.
Partiamo da questi ultimi, indicando due figure che hanno saputo suonare la carica e perché no, alzare la voce nei momenti più delicati. Alessandro Florenzi, che non ha mai mollato un centimetro neanche davanti alle telecamere, comunicando con efficacia e trasmettendo forza ai compagni anche tramite le parole con i media, passando per Ciprian Tatarusanu: quel leader che non ti aspetti. Dal rigore parato a Lautaro Martinez nel derby d’andata, alle dichiarazioni di alcuni compagni di squadra che lo hanno definito importante per la presenza, il supporto e le parole all’interno dello spogliatoio. Senza dimenticare poi, quei leader giovani, ma consapevoli di esser grandi, come Calabria, spesso capitano nei match di questa stagione e Mike Maignan, un trapano nelle orecchie dei difensori e, alle volte, degli attaccanti (vedi l’assist a Leao…), e poi Tomori, Tonali, Theo Hernandez, Krunic.
Il Milan ha gettato le basi per un roseo futuro, trovando la vittoria del tricolore numero diciannove, anche e grazie al numero incessante di leader dentro al proprio spogliatoio.