HomePrimo PianoGazidis-Milan, rinnovo ad alto rischio. A giugno i titoli di coda

Gazidis-Milan, rinnovo ad alto rischio. A giugno i titoli di coda

Donnarumma, Ibrahimovic e Calhanoglu sono i tre big che stanno giocando con il contratto in scadenza a giugno 2021. Le trattative per i rispettivi rinnovi sono in corso da tempo e non sono facili, considerata l’importanza dei giocatori all’interno della squadra e la particolare condizione contrattuale che consente ai procuratori di esigere il massimo dal punto di vista economico. Nessuno dei tre rinnovi è vicinissimo alla firma, ma tutti e tre hanno un comune denominatore: il club è fermamente intenzionato a trovare un accordo con ciascuno di loro. Ma quelli di Donnarumma, Ibrahimovic e Calhanoglu non sono gli unici contratti “pesanti” in scadenza 30 giugno 2021.

La cosa paradossale è che l’altro contratto delicato in scadenza tra meno di sei mesi è proprio quello del massimo dirigente rossonero che dovrebbe a sua volta firmare i rinnovi dei giocatori e tutte le altre operazioni economico-finanziarie. La notizia clamorosa è che il contratto dell’amministratore delegato Ivan Gazidis, a differenza di quelli dei tre big della rosa, dovrebbe essere l’unico a non essere rinnovato. L’accordo che lega il dirigente sudafricano al club di via Aldo Rossi prevede uno stipendio lordo da 3.150.000 euro lordi a stagione, un emolumento che colloca Gazidis in cima alla classifica dei dirigenti più pagati dell’intera Serie A. Nelle valutazioni della “proprietà” rossonera si tratterebbe di un ingaggio spropositato in considerazione alle performance dell’ex manager dell’Arsenal. Quando Gazidis è stato messo sotto contratto, nel dicembre 2018, pochi mesi dopo la ristrutturazione finanziaria coordinata dal Fondo Elliott, i proprietari del Milan si aspettavano grandi cose dal lavoro del nuovo AD, sia dal punto di vista della crescita economica sia dal punto di vista delle “scelte” sportive. E invece, le aspettative riposte nei confronti del sudafricano sono state quasi totalmente disattese.

Nella stagione 2018/19 Gazidis è arrivato a campionato iniziato ma con le sue scelte ha avuto tempo di influenzare negativamente l’andamento dell’annata e soprattutto ha avuto subito rapporti problematici con i massimi esponenti dell’area sportiva. Il direttore generale Leonardo e l’allenatore Gattuso chiedevano giocatori esperti per far crescere il livello della rosa, ma Gazidis voleva da subito dare seguito ai “desiderata” della proprietà orientati alla costruzione di una squadra di Under 23. Ha dunque dato il suo nulla osta solo per operazioni su “giovani promesse” quand’anche fossero molto dispendiose. Così sono nate le operazioni Piatek e Paquetà che nel gennaio 2019 avrebbero dovuto consentire al Milan di rafforzare la propria posizione in classifica e raggiungere la qualificazione alla Champions League dell’anno successivo. Il progetto si è rivelato mal calibrato perché i due costosissimi rinforzi voluti da Leonardo hanno fatto gioire solo le casse del Genoa e del Flamengo, non quelle del Milan. In particolare sull’affare Paquetá, fortemente caldeggiato dal dirigente brasiliano, è totalmente mancato il controllo dell’ad, ancora “acerbo” in materia. Il risultato generale della gestione sportiva di Leonardo è stato doppiamente negativo: un appesantimento del monte ingaggi e del conto economico da una parte, un mancato raggiungimento degli obiettivi sportivi dall’altro.

I rapporti con Gazidis si sono presto alterati e nei primi mesi del 2019 Leonardo ha cercato e trovato un accordo per trasferirsi al PSG, lasciando il Milan in una situazione ricca di contrasti interni e problemi economici. Il tutto in mano a Gazidis che palesemente non ha saputo gestire la situazione. Non a caso si è dimesso Gattuso rinunciando addirittura a un anno di contratto, in aperto dissidio con il nuovo AD. L’unico rimasto, per amore della “maglia” è stato Paolo Maldini. Gazidis ha poi dato l’ok per Giampaolo allenatore e successivamente ha individuato in Zvone Boban l’uomo giusto per gestire insieme a Maldini l’area sportiva. Nel frattempo si è chiuso il primo esercizio di bilancio parzialmente firmato da Gazidis con un “rosso” di 126 milioni di euro.

I benefici delle attività commerciali del sudafricano non si sono viste, anzi. Di sponsor importanti neanche l’ombra, alcuni contratti dei principali partner storici sono stati addirittura rinnovati al ribasso o sono “saltati” del tutto e i ricavi hanno subito addirittura un decremento. Inoltre, una delle ragioni principali per cui era stato ingaggiato Gazidis, cioè il progetto del nuovo stadio, non ha fatto registrare nessun passo avanti. Probabilmente affidare a un manager sudafricano che aveva sempre lavorato in Inghilterra una questione prettamente “politica” come quella legata alle concessioni per la costruzione del nuovo polo sportivo non si è rivelata lungimirante da parte della proprietà.

Tornando alla parte sportiva, la stagione 2019/20, la prima che fa interamente capo a Gazidis come amministratore delegato, ha messo in mostra un’incredibile incoerenza progettuale da parte dei vertici del club. Una confusione certificata dalle recenti testimonianze di Maldini e Massara presso il Tribunale del Lavoro di Milano nell’ambito della causa Boban. Testimonianze dalle quali emerge che l’allenatore Giampaolo era stato messo in discussione un mese dopo il suo ingaggio tanto da dare vita a un vero e proprio casting per sostituirlo. Un casting non interamente gestito dall’area sportiva, cosa che ha provocato non pochi contrasti tra Gazidis e la coppia Boban-Maldini. Questi ultimi due, tra i vari profili low cost per la panchina hanno scelto Pioli, che per l’ad sudafricano e altri membri era da considerarsi un mero traghettatore. Non a caso, appena ingaggiato l’attuale tecnico rossonero, Gazidis ha raggiunto un accordo di massima con Rangnick, cose riportato dai giornali di tutta Europa, comprese testate autorevoli come la Bild e l’Equipe. Si parlava non solo di Rangnick, ma anche di tutto il suo costosissimo staff che avrebbe dovuto interamente rivoluzionare l’area sportiva rossonera.

Maldini e Boban, come confermato dalle testimonianze dei dirigenti rossoneri, hanno chiesto più volte chiarimenti all’ad. Che non sono arrivati. Maldini lo ha definito pubblicamente un “profilo non da Milan”. Boban era entrato più nel dettaglio prendendo apertamente le distanze dall’operato di Gazidis che, a seguito di un’intervista alla Gazzetta, lo ha licenziato “per giusta causa”. Causa, che 10 mesi dopo, il Tribunale di Milano ha giudicato “non giusta” infliggendo in prima istanza un risarcimento di oltre 5 milioni di euro al club di via Aldo Rossi. Si è trattato dell’ultimo duro colpo all’immagine e alla credibilità di Gazidis agli occhi della proprietà che, proprio in quel momento ha cessato di avere dubbi sulla prosecuzione del contratto dell’ex Arsenal.

In realtà il ruolo di Gazidis era già stato messo pesantemente in discussione quando, nel luglio scorso, era stato preventivamente stoppato il suo “progetto Rangnick” a beneficio della stabilità e continuitá garantite dal neonato spirito di squadra grazie al paziente e meticoloso lavoro del trio Maldini-Pioli-Ibra. Un lavoro che aveva portato all’interno del Milan un equilibrio sconosciuto da anni e che Gazidis stava per minare ancora una volta. Un equilibrio del quale attualmente, al netto delle dichiarazioni di facciata, Gazidis non fa parte. Come confemato dalla descrizione dei rapporti interni totalmente incrinati fornita da Maldini davanti ai giudici e resa pubblica dagli organi di stampa. Rapporti che sarebbero destinati a interrompersi inevitabilmente al termine di questa stagione sportiva con il mancato rinnovo di contratto del manager sudafricano.

Le ultime conferme arrivano proprio dal mercato di questo mese di gennaio. Un mercato ovviamente low cost a causa di un passivo rilevante di quasi 200 milioni, maturato nel secondo esercizio di bilancio firmato da Gazidis (penalizzato sicuramente, ma non determinato esclusivamente dagli effetti del Covid). Un mercato nel quale Maldini e Massara hanno scelto (Meitè) e stanno scegliendo (Mandzukic) giocatori esperti per puntellare la squadra in vista del girone di ritorno. Due operazioni molto simili a quelle di Ibra e Kijaer di un anno fa. Due operazioni che non avrebbero mai incontrato il gradimento di Gazidis, il quale non a caso aveva osteggiato in tutti i modi l’ingaggio del fenomeno svedese, fortemente voluto da Maldini e imposto da Boban dopo la cinquina di Bergamo. Un segnale, l’ennesimo, che Gazidis non ha più voce in capitolo all’interno dell’area sportiva e che tra 6 mesi difficilmente avrà ancora un incarico in via Aldo Rossi. Per un ulteriore approfondimento sul tema non perdere il video di #cristianoruiutv

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