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Galliani: “Più difficile il Monza in A che vincere 5 Champions. Alla partita di sabato…”

In una lunga intervista per DAZN, Adriano Galliani ha raccontato tutta la sua vita calcistica tra Monza e Milan a pochi giorni dalla sfida di San Siro che vedrà le sue due squadre del cuore una contro l’altra.

Non riesco a rassegnarmi – ha detto – ad una vita senza emozioni. Ho bisogno di emozioni per vivere e il calcio mi dà tutto, perché la mia vita è stata lì. Milan-Monza? Mi passa tutta la mia vita da ragazzino di Monza, che aveva capito che non poteva giocare a calcio perché ero scarso ma che voleva stare nel mondo del calcio. Da ragazzino quando mi chiedevano “Cosa vuoi fare da grande?” io dicevo “Il presidente del Monza”. Mai avrei pensato di poter andare al Milan di Silvio Berlusconi”.

“La mia vita è stata incredibile. Dopo il periodo del Milan, il Monza giocava in Serie C e mi dicevano come facessi ad andare in quegli stadi dopo aver passato una vita dal Camp Nou al Bernabeu ecc. Io gli dicevo che stavo seguendo la squadra del mio cuore, della mia città, era il sogno della mia vita essere al Monza. La categoria non toglie la mia passione. La vittoria della Serie C mi ha dato una grande gioia. Non riesco ad immaginarmi il Monza in Serie A insieme al Milan, al Napoli e alle altre gradi squadre“.

Da ragazzo viaggiavo con il pullman della squadra e vivevo l’atmosfera dei giocatori, dormivo in ritiro con loro. Io sono matto per lo sport. Ho cercato nella mia vita di seguire il calcio con una passione che poche persone hanno avuto in Italia. Nel 1954 scappo da una pensione perché leggo che avrebbero messo un televisore per vedere la finale dei Mondiali tra Germania e Ungheria“.

Le trattative sono state tante, io mi sono occupato sempre di mercato perché è la cosa che mi piace di più. In 45 anni ho fatto 90 sessioni di mercato. Il mio primo colpo avviene nel novembre 1975 con il Monza in C che scambia con il Palermo dalla B Ariedo Braida che diventò un mio amico fraterno. Appena smise di giocare diventò direttore sportivo del Monza, poi va a Udine e poi riesco a convincere Berlusconi a portarlo al Milan”.

“Ho sempre capito che se vuoi vendere devi vendere a inizio mercato, se vuoi comprare devi comprare nelle ultime ore di mercato. I giocatori in esubero sono sempre tanti, poche ore prima della chiusura del mercato riesci a portare a casa giocatori che non avresti preso prima. Da lì nascono i famosi giorni del Condor. Io l’ho capito e ho fatto sempre questa roba qua“.

Io ero un industriale brianzolo che aveva come passione il calcio e con altri amici mettevamo da parte dei soldi per il Monza. La mia vita cambia incontrando Silvio Berlusconi, gli vendo metà della mia azienda nel 1979 e poi vado al Milan con lui. Viaggio ancora con il Rolex del 2007 quando vincemmo la Champions con il Milan. Il Milan ha avuto otto Palloni d’Oro, nel mio cuore in maniera indelebile rimane Marco Van Basten. Tre Palloni d’Oro perché smette di giocare a 28 anni per un problema alla caviglia. Io penso che se avesse giocato ancora avrebbe vinto gli stessi Palloni d’Oro di Messi e Ronaldo. Siamo rimasti in buoni rapporti, è l’unico giocatore per cui mi inginocchio“.

Era più facile gestire il Milan trent’anni fa che adesso. Van Basten siamo riusciti a prenderlo nel 1987 dall’Ajax che era costretto a vendere. Quando non c’erano le televisioni i ricavi erano solo dagli stadi. Celtic, Rangers e Benfica erano le squadre più ricche. Il Barcellona non riesce a prenderlo perché noi facciamo un’offerta superiore a loro. Anche il passaggio ad Internet è stato epocale, io lo chiamo Milannet perché non riesco a chiamarlo Inter (ride, ndr). Come dice il presidente Berlusconi, il calcio assomiglia alla religione. Ha i misteri dolorosi e i misteri gaudiosi“.

La finale più bella giocata dal Milan è quella di Istanbul. Partita giocata divinamente a parte quei 6 minuti ma persa. Due anni dopo giochi male e vinci. Il calcio non è una scienza esatta, c’è un qualcosa di irrazionale. Quel giorno c’era il pranzo aziendale del martedì e dico al presidente Berlusconi “Il Monza è in vendita”. Ci sediamo a tavola, pranziamo e il presidente dice a tutti gli altri “Sapete che Adriano mi ha detto che il Monza è in vendita” e tutti dicono “Che bello, compriamolo”. Berlusconi mi dice “Adriano, vai e fai”. Io mollo tutto e vado”.

“Sono poche le società che riescono a far giocare tutti nello stesso posto, neanche Inter e Milan, con il Monza abbiamo fatto anche questo. Fortunatamente Monzello e stadio sono attaccati. Credo che la mia passione infinita per questa società abbia dato una grande mano. Tutte le vigilie delle partite io ceno con la squadra. Da sempre. È la mia vita e sono felice così. Ho realizzato un sogno che ho inseguito per tutta la vita, la Serie A“.

La mia emozione più forte non è stata quando il Milan ha vinto la Champions o il Monza è salito in Serie A ma un’altra. Alfredo Di Stefano è per il giocatore più forte di tutti i tempi. Ho avuto l’onore di incontrarlo ed instaurare un rapporto con lui”.

“L’emozione più grande è quando l’Uefa premia tutte le squadre che hanno vinto la Champions League cominciano da chi ha vinto di meno a salire. Rimangono Milan e Real Madrid. Quando vado a ritirare il premio Di Stefano mi dice “Aspettami che vengo con te”, mette il suo braccio sotto il mio e andiamo insieme. Lì mi metto a piangere perché penso al me bambino appassionato di calcio che guardava Alfredo Di Stefano e in quel momento ero insieme a lui ad andare a ritirare un premio importante“.

Dico sempre al presidente Berlusconi che è stato più difficile portare il Monza in Serie A che vincere cinque Champions League. Promettere alla città che avremmo portato il Monza dalla Serie D alla Serie A è stato un qualcosa di azzardato ma su cui ci abbiamo lavorato molto. Bisogna avere passione, qualunque attività si faccia. Io ho la passione per il calcio”.

“Qualsiasi cosa tu faccia devi farlo con passione, altrimenti non ci riesci. La passione per il Monza è un qualcosa che mi porterò dietro per sempre. Faccio tutto questo solo per passione. Non sono un dipendente, la mia attività è stata un’altra, il calcio la mia più grande passione della vita. Il pallone che rotola sul campo è qualcosa di incredibile. Io non recito quando mi vedete esultare in quel modo, sono così“.

A volte mi rattristo perché passano gli anni. C’è una canzone in cui mi ci trovo, chi vuole sapere cosa penso vada ad ascoltare “I miei capelli bianchi” di Peppino di Capri. Il bilancio della mia vita è difficile da fare, è stata una vita complessa che però non mi ha impedito di vivere tante emozioni. Prima delle partite non dormo la notte, il calcio mi dà tante emozioni. Il mio umore è direttamente proporzionale al risultato della domenica precedente. La mia vita è tutta qui: Monza-Milan-Monza. Sono grato al calcio. Quando facciamo gol sento una botta al cuore che non riesco a fermare. Il dottor Tavana mi dava un calmante perché altrimenti non riuscivo a reggere le emozioni“.

Che titolo darei alla mia vita nel calcio? Emozione pura, o meglio emozione infinita. L’anzianità di tifo è a favore del Monza ma per la partita del 22 ottobre non muoverò un muscolo, né ai gol del Milan né a quelli del Monza né ad ogni fischio arbitrale. Sto cercando di fare yoga perché vorrei cercare di avere lo stesso sguardo qualsiasi cosa accada sul prato di San Siro. Pensare che il Monza che non è mai stato in Serie A giochi a San Siro contro il Milan è qualcosa di incredibile. Un sogno. Grazie“.

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