Grattacapi di non poco conto per l’ex fantasista del Milan, Manuel Rui Costa, attuale presidente del Benfica. Il Pubblico ministero titolare di una delle inchieste che sta scuotendo maggiormente il calcio portoghese ha infatti formulato nelle scorse ore pesanti capi d’accusa per diversi indagati, fra cui la stessa società e il suo ex presidente Luís Filipe Vieira. L’inchiesta aveva preso di mira un sistema di riciclaggio e finanziamento illecito e, stando a quanto sostiene l’accusa, il Benfica avrebbe pagato falsi servizi di consulenza informatica a una ditta dell’imprenditore José Bernardes. L’impresa, priva di veri e propri uffici e con sede legale in casa del titolare, sarebbe di fatto non operativa e il danaro veniva prelevato in contante e restituito al Benfica in cambio di una percentuale dell’11%.
In tutto si parla di una somma pari a circa 2 milioni e 200 mila euro e tra i capi d’imputazione c’è anche quello di frode fiscale ai danni dello Stato per un totale di 480 mila euro, tra false fatture IVA e deduzioni d’imposta sul reddito societario. L’inchiesta prese l’avvio nel 2017 da una denuncia della banca d’investimenti Eurobic, che si rifiutò di concedere un prelievo di 250 mila euro a Bernardes e comunicò i movimenti bancari sospetti alle autorità. A tal proposito, Rui Costa ha dichiarato: “Siamo consapevoli che la nostra grandezza implica che tutto ciò che ci coinvolge abbia un impatto mediatico. Perciò l’imperativo è rimanere uniti e concentrati, immuni da ogni rumore esterno”.