Il Milan di questa stagione può anche – perché no – essere visto come un’ammissione di colpa da parte di chi, negli anni scorsi, ha con testardaggine portato avanti le sue idee fino a sbatterci più volte il muso con forza. Ovviamente, in questo caso, si parla della dirigenza rossonera, e in special modo di Giorgio Furlani, colui che aveva l’ultima parola un pò su tutto.
Un silenzio… piacevole
Sì, Fonseca è stato probabilmente un errore, così come Conceicao, ma la mancanza di una figura come quella di un direttore sportivo navigato, beh, è stato il più grave degli errori commessi. Benché entrambi i portoghesi fossero più che esperti, l’aspetto mediatico pesava come un macigno sopra chiunque e non c’era via di fuga. Perché quello mediatico? Ogni giorno nasceva un caso diverso, i media riempivano le pagine dei giornali e dei siti web sui problemi del Milan dentro e fuori dal campo, ogni mossa fatta a Milanello o a Casa Milan veniva riportata immediatamente.
Ora silenzio, tutto tace… e meno male. Il Diavolo sta volando, sia dal punto di vista del gioco che da quello dell’entusiasmo. Tutti si divertono in mezzo al campo, Allegri forse un po’ meno, ma lui vive le partite con un piglio differente, serve a tenere al massimo la concentrazione dei suoi, lottando per evitare qualsiasi calo di umore.
Problemi di umore? No, ho smesso grazie
L’umore, grande problema del Milan dagli ultimi anni di Pioli in poi. I rossoneri hanno avuto sempre il problema della gestione del proprio umore: se tutti stavano bene – soprattutto mentalmente – si potevano raggiungere grandi traguardi (semifinali di Champions League, vittorie con il Psg e il Newcastle, conquista della Supercoppa Italiana, ecc…), altrimenti le partite potevano tranquillamente finire “in tragedia“.

Ed ecco perché l’arrivo di personalità forti come quelle di Modric, Rabiot e dello stesso Allegri sono state così determinanti. Se si vuole competere ad alti livelli, gli sbalzi d’umore non sono ben accetti. A parte la prima sfida contro la Cremonese, il Milan ha dimostrato parecchia solidità, soprattutto nella testa, dimostrando di saper rimanere concentrato dal calcio d’inizio al fischio finale, senza ricadere negli stessi errori come abitualmente faceva e mostrando la propria solidità.
L’esempio cardine non può che essere l’ultima mezz’ora contro il Napoli di Conte, dove un Milan in 10 ha tenuto duro non subendo alcun gol e vincendo la partita 2-1. In questi casi ci vuole una forza mentale fuori dal comune per poter reggere psicologicamente e fisicamente contro le continue ondate dei Campioni d’Italia in carica che provano a riprendere la partita in mano.
Dietrofront
Ora, ricollegandoci a quanto scritto inizialmente sull’ammissione di colpa, bisogna soffermarci sul come essa sia arrivata. Perché dopo aver smantellato qualsiasi progetto fatto negli anni precedenti, si è deciso di mettere la squadra nelle sagge ed esperte mani di due figure dell’Olimpo della Serie A: Massimiliano Allegri e Igli Tare. Una cosa rinnegata apertamente l’anno scorso, ma risultata necessaria per il conseguimento del risultato sportivo.
Ma attenzione a parlare troppo presto, alla quinta giornata non si può assolutamente parlare di risultato sportivo positivo, il bilancio dovrà essere fatto a fine stagione. Quel che si vede ora, però, è un bel Milan, tanto bello da essere riuscito a riportare i tifosi allo stadio a cantare e ballare, invece che fischiare e arrabbiarsi. Cose da non sottovalutare. L’esperienza, quella che non si voleva in dirigenza e quella che mancava nello spogliatoio, è sempre necessaria. Mai e poi mai bisogna fare l’errore di essere troppo presuntuosi, perché è proprio li che si parte con il piede sbagliato.
