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MP Q&A – Collovati: “Milan, fai una squadra giovane e tieni Ibra e Romagnoli. Gazidis scelga un solo uomo-mercato”

Protagonista del nostro consueto appuntamento con le dirette Instagram, è stato quest’oggi l’ex difensore rossonero Fulvio Collovati, campione del Mondo con la Nazionale nel 1982 ed al Milan – tra giovanili e prima squadra – per ben dodici stagioni. Tanti i temi trattati dal nostro ospite, sul Milan del passato e quello del presente.

Sulla ripresa della stagione: “Ho qualche perplessità che si possano riprendere gli allenamenti il quattro maggio, ma sono ottimista che si possa riprendere la stagione, anche perchè altrimenti le società andrebbero in difficoltà economiche ancora maggiori rispetto ad adesso. Dalla decima posizione in classifica in giù entrano in gioco gli interessi personali e quindi molti non hanno intenzione di riprendere il campionato perchè ci sono squadre già retrocesse come il Brescia ed altre che sono a forte rischio. Non è corretto, perchè non giocando il campionato, l’80-90% delle società hanno un bilancio disastroso, e provano quasi a taroccare i bilanci con le plusvalenze fittizie dei ragazzi delle giovanili. Inoltre ci sarebbero i mancati introiti delle tv, il calcio non può affogare per gli interessi personali di qualche presidente. E’ chiaro che servono le massime misure di sicurezze, bisogna fare dei sacrifici per due mesi, anche se con gli allenamenti a fine maggio, il calcio deve riprendere. Non è vero che servono mesi per recuperare la condizione atletica, al giorno d’oggi le squadre dopo una settimana di ritiro precampionato vanno a fare i tornei in giro per il Mondo. Le rose hanno 25 giocatori, si possono gestire: sarà un campionato anomalo, forse falsato, ma bisogna assolutamente concluderlo“.

Su Ibrahimovic ed il fatto che sia ancora in Svezia, mentre tutti i compagni sono a Milano: “Tutti devono essere sullo stesso piano, ma anche alla Juventus succede uguale: un giocatore come Ibrahimovic è un lusso, come Ronaldo, Higuain o Dybala. Ad uno come Zlatan gli si possono permettere certe cose. Io farei una squadra giovane, con Ibrahimovic a fare da chioccia: Zlatan fa ancora la differenza, anche a 38 anni, fisicamente è integro, ha voglia e motivazioni, i compagni lo rispettano. Per un difensore, un conto è trovarsi di fronte Piatek, un altro è affrontare Ibrahimovic: rischi di non dormire la notte prima. Ho commentato molte partite del Milan e si vede la difficoltà nel contrastarlo, non si fa anticipare, fa sponda di testa, è ancora decisivo“.

Su Romagnoli: “In questa carenza di difensori, con chi lo sostituiresti? Servirebbe un giocatore con caratura internazionale, ed inoltre una base italiana di difensori centrali serve. E’ uno dei pochi difensori italiani con qualità, bisogna fare di tutto per tenerlo La spina dorsale del Milan del futuro deve essere composta Donnarumma, Romagnoli, un centrocampista che potrebbe anche essere Bennacer ed una grande punta come erede di Ibrahimovic. Leggevo in giro che Rugani interessa al Milan, ma lo juventino non è meglio di Romagnoli: potrebbe essere buono fargli fare coppia, ma di certo non sostituirlo”.

Sulla società attuale: “C’è un po’ di confusione nei ruoli, magari sono state fatte delle scelte sbagliate, ma comunque questa società ha investito, forse male, ma ha investito. Ho giocato sette anni al Milan ed ho cambiato sette presidenti e quattro proprietà. Non è paragonabile il tipo di incertezza e forse di povertà che vivevamo noi con quello attuale, dove comunque sono stati investiti centinaia di milioni. Non ho preclusioni nei confronti di nessuno, ma ritengo che nel calcio ci debbano essere poche persone a comandare. Gazidis ha commesso degli errori, ma servono meno persone a decidere. Negli ultimi anni l’Inter finalmente è riuscita a darsi una programmazione come si deve: c’è un solo personaggio autorizzato a procedere, e si chiama Beppe Marotta. Gazidis non deve scegliere sette-otto uomini, ma una sola persona che faccia il mercato. Anche i giocatori patiscono questa situazione, perchè se a Milanello si presentano cinque dirigenti, non sanno a chi rivolgersi. Il grande Milan di fine anni ’80/inizio anni ’90 aveva Galliani e Braida a fare il mercato, e basta: se hai fiducia in Maldini, ci siano lui e Gazidis e basta. Ci può stare scegliere Rangnick, un po’ mi incuriosisce anche: ma decida lui e riporti direttamente a Gazidis”.

Sui suoi anni in rossonero: “Ho esordito nel Milan nel ’76, due anni dopo toccò a Baresi: con Franco ho condiviso la stanza per sei anni, era poco più di un ragazzo e l’ho visto crescere da quando aveva quattordici anni. Il primo anno di Serie B – che fu una mazzata perchè fummo retrocessi per le scommesse – mi trovai di fronte ad una scelta difficile, perchè io giocavo già in Nazionale: giocavo al sabato con la Nazionale le qualificazioni al Mondiale ’82 ed il giorno dopo ero in campo con il Milan. Bearzot mi disse ‘non puoi più fare questo’ e quindi col presidente Farina decidemmo consensualmente di farmi trasferire all’Inter. Ho vissuto annate meravigliose al Milan: pensa che nell’anno dello Scudetto della stella, su cinque difensori, quattro erano sotto i 25 anni, io ne avevo ventuno e Baresi diciotto”.

Sul valore del Milan attuale: “Ci sono giocatori come Hernandez, Romagnoli, Donnarumma, Ibrahimovic, Castillejo e Rebic, che sono ottimi giocatori. Certamente nella zona nevralgica del campo serve un fenomeno accanto a Bennacer, e tutti coloro con cui parlo mi dicono che Tonali sia un giocatore di un’altra categoria ed ha solo vent’anni. Ci sono tante squadre forti su di lui e quel furbacchione di Cellino scatenerà un’asta. E’ meglio prendere un solo giocatore di questo livello, che ti rende per dieci anni, piuttosto che prenderne tanti che non sono da Milan. Sacrificare Donnarumma per Tonali? Io lo farei perchè il ruolo del portiere è sì essenziale, ma di portieri bravi ce ne sono molti. E poi uno come Tonali che a centrocampo fa tutto non lo trovi”.

Un ricordo del Mondiale ’82: “Ho avuto la fortuna di far parte di un gruppo eccezionale, Antognoni era la stella della Fiorentina, poi c’era gente come Altobelli, Oriali, Bergomi, poi il blocco Juventus. Del Milan eravamo io e Baresi, eravamo in minoranza: erano tutti fuoriclasse. Ci vuole anche fortuna, ma per vincere servono i campioni: abbiamo battuto l’Argentina di Maradona, il Brasile di Zico, Socrates, Junior, Falcao, Cerezo, la Germania di Rummenigge, tutta gente che ha giocato in Italia. Partimmo giocando male e siamo arrivati all’apice battendo tutti le più grandi del Mondo. L’Italia allora viveva una crisi economica, e quella vittoria ridiede entusiasmo a tutto il popolo italiano“.

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