Se è vero quanto riportato oggi da La Gazzetta dello Sport in merito alle strategie del fondo Elliott, intenzionato a vendere il Milan solo quando il club avrà riacquistato indipendenza economica e maggiore appeal, si rafforza ancora di più il passaggio fondamentale sancito in settimana con il Comune di Milano in merito al futuro stadio nell’area di San Siro.
Volumetrie. Il punto d’incontro trovato tra Palazzo Marino e i due club sulle volumetrie relative è una soluzione senz’altro al ribasso secondo i calcoli di Inter e Milan, ma fa intendere quanto fosse essenziale portare a casa la partita. Ricapitolando: l’indice volumetrico stabilito dal Piano di Governo del Territorio del Comune è 0,35, mentre le società chiedevano il doppio, pari a 0,67, per sostenere un investimento complessivo di oltre 1,2 miliardi di euro, dovendo garantire anche la rifunzionalizzazione dell’attuale stadio “Meazza“. La quadratura è stata trovata a 0,51. Di fatto, il Comune ha ceduto rispetto al proprio PGT, ma ha imposto due condizioni “pesanti”: l’abbassamento di 0,16 di volumetrie rispetto al masterplan presentato da Inter e Milan, oltre al già citato mantenimento con altre destinazioni di quel che resterà di San Siro.
Finanze. Se il campo non garantirà introiti (vedi la mancata qualificazione alla prossima Champions League), se il mercato non favorirà maggiori incassi da sponsorizzazioni e se l’emergenza sanitaria non lascerà spazio a nuovo pubblico con relative entrate da botteghino, non resta che progettare il futuro nel lungo termine. Già, perché il nuovo stadio deve seguire un iter per nulla breve. E probabilmente la somma di queste componenti ha fatto riflettere anche Paul Singer sull’inopportunità di lasciare a breve la barca rossonera. A meno che arrivi qualche offerta irrinunciabile, di cui oggi si fatica a intravederne tracce.