L’equilibrio precario post licenziamento di Boban, è stato definitivamente rotto dalle parole di Rangnick prima e da quelle di questa mattina di Maldini poi. Le maschere di ‘moda’ in questo periodo, sono del tutto cadute e il vaso scoperchiato. Da un lato dunque Paolo che ‘difende’ il proprio ruolo professionale e lo fa platealmente accusando di non esser stato rispettato. D’altra parte l’ego di Maldini è sempre stato proporzionale al suo carisma, quel carisma che gli ha permesso di essere uno dei più grandi di sempre da giocatore, ma che ancora non ci ha consentito di capire davvero le sue doti dirigenziali.
Dall’altra la società, di nuovo poco presente nella tutela della sua immagine, lascia, per così dire, che i diretti interessati estranino le proprie sensazioni pubblicamente, senza filtri. E’ capitato con Zorro ed ora ci ritroviamo in una condizione simile. Sorge spontanea quindi la domanda: è una tattica di Gazidis che scientemente fa uscire allo scoperto gli interessati affinché si scottino o è frutto dell’inconscia paura di prendersi a propria volta responsabilità che gli competono per ruolo e per stipendio? Qui il dubbio aleggia.
Dove invece pare non esserci è sulla strategia di Elliott; lasciasse sul serio pieni poteri a Rangnick, per la prima volta mostrerebbe senza ombra alcuna, il disegno tecnico e dirigenziale, lasciando da parte bandiere e grandi ex. Una discontinuità netta col passato, una linea ben marcata e forse quell’autorità mancata un po’ in questi anni. Si è sempre detto che il Milan berlusconiano fu un club di successo per la linearità e la comprensione di chi dovesse decidere cosa? Ecco, qui e ora, è possibile che ci si avvicini ad una vera e propria resa dei conti, con una catena decisionale dichiarata e rispettata davvero.