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Lo sport riparte, il calcio… chissà. Spaccatura Governo-Serie A ed i tempi si allungano

Ormai è scontro aperto: il giorno dopo la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte per spiegare le misure della cosiddetta “Fase 2”, il mondo del calcio è in totale fibrillazione nell’attesa di capire se e come si possa far ripartire la stagione. Mai come in questo lunedì 27 aprile, i vertici del pallone italico e quelli del Governo del paese paiono essere distanti e sul piede di guerra, col concreto rischio che i tempi si allunghino in maniera forse letale per la ripresa della stagione agonistica.

Nella tarda serata di ieri – dopo che il presidente del consiglio aveva detto: “Dopo il 18 maggio valuteremo se ci sono le condizioni per sapere se i tornei possono concludersi” – è arrivato l’intervento del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, a rincarare la dose: “Il protocollo Figc è stato ritenuto non sufficiente dal comitato scientifico. Non ci sono certezze sulla ripresa del campionato“. Parole forti, ma non quanto quelle pronunciate poco dopo, una durissima frecciata al mondo del calcio: “In questi giorni c’è un tentativo maldestro di alcuni presidenti di Serie A di trasformare questo “vedremo” del governo in una incapacità di decidere o volontà di non decidere o di penalizzare il calcio. Non è così. La Lega di Serie A non credo sia incline a un’eventuale decisione del Governo di fermare allenamenti e campionati. Almeno dalle pressioni che riceviamo quotidianamente“.

Non si è fatta attendere la replica della Serie A, che considera questa un’incongruenza che può finire per penalizzare i calciatori, “discriminati”, rispetto agli altri colleghi professionisti degli sport di cui è stata permessa la ripartenza, come ad esempio il nuoto o il tennis. Insomma, se una “squadra” di nuotatori può ritrovarsi in piscina, perché non possono farlo sul campo piccoli gruppi di calciatori?

Insomma, trovare una data per far riprendere il campionato sarà molto difficile: per la Lega, il week-end ideale era quello del 6-7 giugno. Ora potrebbe servire qualche giorno di tempo in più ed andare a quello successivo, 13-14 giugno. Il calcio spinge per far tornare un pallone a rotolare: troppi interessi economici in ballo (parliamo pur sempre della quinta azienda del Paese), e la voglia di evitare la “situazione Olanda”, dove molte squadre hanno già promesso battaglia in tribunale contro la Federazione che ha dato lo stop definitivo. Si prospettano settimane infuocate…

Twitter: @Juan__DAv

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