“Non ho riserve, ho tanti titolari” è probabilmente il succo di questo Milan che colleziona vittorie su vittorie e che riesce ad imporsi in tutte le competizioni. È il risultato del lavoro che solamente un signore come mister Pioli avrebbe potuto portare avanti nel tempo e far sbocciare al momento giusto. Sì, perché mentre altre squadre sono ancora alla ricerca del giusto assetto, i rossoneri zitti zitti hanno proseguito il loro cammino iniziato a giugno ed ora i risultati si vedono eccome. Pioli dopo aver cacciato i fantasmi di Rangnick ha allontanato ogni dubbio anche sulla magnifica cavalcata del post lockdown. Non è stata una scintilla, è un fuoco che, citando una perla di Zlatan, “si sta solo riscaldando”.
Finalmente una panchina
Ma torniamo al segreto di questa squadra, il gruppo appunto. Il merito più grande del mister è stato creare un ambiente sereno e compatto, gli ingredienti giusti per lavorare con serietà. “Una famiglia”, come ha detto Kessie. Il motore di una macchina perfetta che continua a macinare punti e battere record. Tutti si impegnano, ognuno si sacrifica per il compagno. Da dove si vede questo spirito? Gli undici marcatori diversi sono un indizio, il filotto di risultati utili consecutivi la conferma. Pioli ottiene da ogni mossa che fa. Tanto merito a Maldini e Massara che, nello scettiscismo generale, hanno permesso tutto questo. Ora, a differenza delle scorse stagioni, i titolari non sono undici-dodici ma decisamente di più. Risultato: più scelta, più possibilità di cambiare a gara in corso e ribaltare il match (o mettere il risultato in cassaforte) e maggior imprevedibilità.
Da Dalot a Diaz: quanta scelta per Pioli
La gara contro lo Sparta Praga, per quanto l’avversario non fosse irresistibile, è stata un’altra conferma. Dalot ha finalmente mostrato il suo potenziale non facendo rimpiangere Theo Hernandez. Molta spinta, tanto che Pioli a più riprese lo ha richiamato a difendere, ma soprattutto lucidità negli ultimi metri. Un’ottima risorsa. Anche Brahim Diaz, che in campionato finora ha giocato poco, ha sostituito al meglio Calhanoglu con la sua vivacità nella trequarti. I centri con la casacca rossonera sono già tre nonostante i non troppi spezzoni di gara. Leao, oggetto misterioso fino all’arrivo di Ibra, è in un momento d’oro e nel derby si è capito molto di quanto possa dare alla squadra. Senza dimenticarci di Tonali, un ragazzo in crescita che, paradossalmente, deve accontentarsi di essere la riserva del duo Kessie-Bennacer. Finalmente un po’ di scelta. Con tutto il dovuto rispetto per i seguenti nomi, adesso la qualità dei subentranti è molto più alta dei vari Borini, Biglia, Paquetà e compagnia bella. I sedici-diciassette titolari che ora Pioli dispone sono tutte risorse in grado di incidere sull’andamento del match. Banale esempio, l’ingresso di Hauge contro il Celtic ha chiuso i giochi. Rebic, entrato ieri dopo parecchi giorni ai box, ha eseguito il cross da cui è nata la rovesciata di Ibra. Tutti segnali importanti, finalmente adesso cambiare la partita non è più qualcosa di impensabile.