Il Milan è tornato a essere Milan? Difficile dirlo oggi: siamo solo a settembre e gli impegni più duri devono ancora arrivare. Eppure, nonostante questo, sulla testa del nuovo Milan guidato da Massimiliano Allegri sembra essere tornato il sereno. Un sereno variabile, che dipenderà dalle prossime partite – come quelle contro Napoli a San Siro e Juventus allo Stadium – ma con la sensazione che qualcosa, davvero, sia cambiato.
L’ambiente aveva ragione
Facciamo un passo indietro. Nell’immediato post-Pioli, l’ambiente chiedeva un salto di qualità per alzare ulteriormente il livello di una rosa competitiva, ma incompleta per il definitivo salto. Servivano ambizione, un allenatore pronto, il giusto mix tra giovani talenti e giocatori esperti. Il Milan, però, fece l’esatto contrario, chiudendo una stagione deludente con l’ottavo posto e la sconfitta in finale di Coppa Italia contro il Bologna.
Bastava poco
Poi, qualcosa è scattato. Nelle scelte dirigenziali, nella testa di chi decide. Con dodici mesi di ritardo, certo, ma è scattato. Un Allegri rasserenante, insieme a un ottimo Landucci, ha restituito alla squadra la convinzione di poter fare bene. Gli ingredienti? Esattamente quelli che l’ambiente chiedeva un anno fa: un allenatore navigato, un direttore sportivo affamato, un mercato funzionale capace di portare anche giocatori già pronti come Modric o Rabiot. Siamo a settembre e le partite ufficiali sono soltanto sei, ma il Milan è già anni luce avanti rispetto alla versione caotica e improvvisata della passata stagione.
Ora resta da capire fin dove potrà spingersi questo Milan, tra il sogno di vincere trofei e la consapevolezza di dover affrontare squadre più pronte e attrezzate. Ma una realtà è chiara: tutti – a cominciare dai tifosi – avevano capito cosa servisse per restare protagonisti. Tutti, tranne chi avrebbe dovuto saperlo davvero. Ci voleva tanto?
