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Cardinale: “Voglio dare ai tifosi la prossima Scala del Calcio europeo. E sì, sarà a San Donato. Ibra? Abbiamo bisogno di lui”

Gerry Cardinale ha parlato ai microfoni della ClassCNBC della stagione del Milan fino ad ora, ma anche dello stadio e sugli obiettivi futuri. Di seguito le parole del proprietario dei rossoneri:

Sulla sua impressione dell’Italia: “Fin qui tutto bene, è presto. La squadra è nostra da oltre un anno, ho fatto passare il primo anno senza fare molto, ho osservato e volevo assicurarmi che, come americano, non venissi in Italia alla americana “con le pistole spianate”, ci siamo presi il nostro tempo. Ho detto fin dall’inizio che c’è una virtù nella continuità, credo che la proprietà precedente abbia fatto un ottimo lavoro nel gestire il Milan e nel portarlo nel punto in cui si trova, cosa che mi ha permesso di arrivare e fare quello che stiamo facendo ora. Finora i milanesi e gli italiani sono stati fantastici: mi hanno accolto, abbiamo fatto tanti cambiamenti, che a volte spaventano ma siamo qui per il lungo termine, per fare bene dentro e fuori dal campo”.

Se si può portare il suo metodo in Italia: “Si può, faccio questo da 30 anni, è possibile trasferirlo ma va italianizzato. Non si possono fare le cose alla americana in Italia, ho rispetto per questo e lo capisco. La squadra è una partnership con i tifosi, è molto importante e un po’ diverso dall’America, ma le cose fondamentali come le prestazioni in campo e le cose che le determinano sono un fenomeno globale, e le nostre migliori pratiche le porteremo qui. Non dovrebbe sfuggire a nessuno che quando abbiamo fatto l’investimento ho invitato la famiglia Steinbrenner, con cui ho un rapporto trentennale, e i migliori clienti e partner, questo per garantire che le migliori pratiche arrivino da New York a Milano, questo è ciò che la gente dovrebbe aspettarsi”.

Sui diritti TV del calcio: “Ho lavorato molto nelle reti sportive, abbiamo creato il modello di rete tv sportiva regionale in America. Ci sono due strade da percorrere: si può continuare a lavorare coi media tradizionali, come abbiamo fatto fino a questo punto, oppure si può creare la propria media company. Con qualcuno come noi, RedBird, in Serie A, questa è sicuramente un’opzione da tenere in conto. Non sono sicuro che venga accolto con la stessa intensità, ma va bene così, è una cosa nuova. Il mondo dei media sportivi è un mondo estremamente complicato, ci sarà un forte consolidamento, i diritti stanno aumentando, le aziende sono preoccupate e dovremo trovare un modo diverso per valorizzare i nostri contenuti”.

Se parla di media compani della Lega o del Milan: “Della Lega, ora siamo 1 su 20. Possiamo essere utile agli altri proprietari, giochiamo in quanto Lega e condividamo ascesa e declino in quanto tale, quindi la nostra capacità di unirci e pensare in modo creativo sarà fondamentale. C’è grande interesse all’estero per la Serie A, so che quando abbiamo comprato il Milan ho ricevuto più interesse in America che in Italia”.

Sui proprietari americani in Italia: “Non sono l’unico, avete visto che c’è un’enorme disparità tra Premier League e continente. Se si guarda al continente europeo ci sono solo due proprietà restituzionali di investitori, RedBird e il Qatar a Parigi. Se si guarda all’Inghilterra è molto diverso: la proprietà istituzionale è molto maggiore, per cui c’è uina grande opportunità per investitori americani per investire in Serie A mentre in Inghilterra potrebbero essere esclusi. Penso che la gente si renda conto anche che in America ci sono molti proprietari intelligenti che sono entrati in Serie A, molto sono miei amici, che credo di rendano conto di una cosa di cui mi sono resto conto anche io: che l’Italia merita di tornare ai vertici del calcio europeo. Il Milan ha il secondo maggior numero di Champions League dopo il Real Madrid, dobbiamo tornare ai tempi di Berlusconi proprietario e vogliamo farlo ora. Il mondo è cambiato e non si possono fare le cose come un tempo, il mio compito è trovare un nuovo modo di procedere ed assicurarmi rimanga tale”.

Sui ricavi: “Non posso prendermi il merito di questo, è un lavoro di squadra. Ho detto fin dall’inizio che c’era una virtù nella continuità. Il gruppo Elliott, che ne è stato proprietario per i quattro anni che ci hanno preceduto, ha fatto un lavoro straordinario per prepararci a questo tipo di prestazioni. Ovviamente nel calcio europeo arrivare più avanti possibile in Champions League cambia le carte in tavola e noi dobbiamo continuare a farlo. Il nostro sguardo è rivolto alla vittoria dello scudetto, bisogna passare però anche per la Champions League che porta i risultati che vedete. E ovviamente i nostri ricavi fuori dal campo non sono mai stati così alti, abbiamo fatto un ottimo lavoro per promuovere i nostri ricavi commerciali. Ci sono tutti gli strumenti nella cassetta degli attrezzi. Abbiamo bisogno di tutto questo per mettere in campo la squadra migliore per vincere”.

Sullo stadio: “Lo stadio è un altro strumento nella cassetta degli attrezzi. È una cosa importante, per il Milan e soprattutto per i tifosi. Voglio dare a loro la prossima Scala del Calcio europeo. Si parla di San Siro come la Scala del Calcio europeo: voglio essere in grado di dare la prossima versione di questo ai tifosi. E credo che se lo faremo con successo, avrà un grande impatto anche sull’Italia. E sì, San Donato sarà il luogo in cui lo faremo. Il progetto è quinquennale”.

Su Ibrahimovic: “Zlatan parla da sé, è una leggenda. Lo sto conoscendo e mi piace molto perché è un leader nato. Abbiamo bisogno di più leader vicino a noi. Amo le persone che eccellono e che sanno restituire ciò che hanno ricevuto. Abbiamo una squadra giovane e credo che uno come Zlatan potrebbe essere estremamente efficace, sia come consigliere per me che come spirito di leadership per tutta la squadra. Sapete, dipende da lui. Stiamo discutendo e mi piace molto. Penso che ci siano molti vantaggi per noi”.

In conclusione: “Forza Milan!”.

Gerry Cardinale (Photo Credit: Getty Images)
Gerry Cardinale (Photo Credit: Getty Images)

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