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Calabria: “Per tornare grandi serviva una società solida. Dobbiamo riportare il Milan in alto”

Durante un incontro con i ragazzi di Cronache di Spogliatoio, Davide Calabria ha parlato di tanti temi a tinte rossonere durante una lunga intervista: “Milanello è sempre stato un sogno. Ci sono cresciuto, ma non credevo di restarci così a lungo. La mia famiglia, i miei amici sono quasi tutti tifosi del Milan, perciò posso dire che era destino, sono un cuore rossonero puro“.

Sull’arrivo al Milan:

“Il Brescia e l’Atalanta erano arrivati prima del Milan, ma io ho scelto subito il club rossonero. Io vivo tra Brescia e Bergamo, quindi Milano era più complicato, ma il tifo per il Milan mi ha portato qui“. 

Sulla scuola:

“Non mi piaceva andare a scuola con la tuta del Milan perché non mi interessava farmi vedere. I primi anni sono stati tosti a Milano, stare lontano da casa non è stato facile, ma i miei mi hanno convinto a tenere duro. Mi portavano i miei da casa mia a Milano per gli allenamenti. Cercavo di dormire un po’ all’andata e di studiare al ritorno”.

Sulla rinascita del Milan:

Siamo cresciuti insieme negli ultimi anni. E’ stato un percorso lungo e difficile, gli ultimi anni sono stati difficili per tutti. Ci sono state diverse società, per noi giocatori non è stato semplice. Per tornare grandi, serviva una società solida“.

Su Paolo Maldini:

“E’ il capitano dei capitani del Milan, è l’uomo che rappresenta meglio il Milan. Non è uno di tante parole, ma ti sprona sempre e già solo la sua presenza ti fa credere nel progetto. La sua presenza ha aiutato la rinascita del Milan“. 

Sul post lockdown:

“Sia in me che nella squadra qualcosa è cambiato. Il lavoro è stato sempre lo stesso, però abbiamo capito che dovevamo far vedere a tutti le nostre qualità. Forse quello che è successo ci ha unito ancora di più. C’è stata una svolta importante e questo ha portato risultati positivi“. 

Sulla pressione:

“All’inizio è stato difficile, passare dalla primavera alla prima squadra è un balzo gigante. Poi giocare a San Siro non è come giocare negli altri stadi. San Siro ti trasmette cose incredibili appena metti i piedi in campo. Nell’ultimo anno, ho cercato di fregarmene di tutto, io credo di meritarmi di essere arrivato a questo punto. Ora la pressione mi piace di più, è bello far ricredere tante persone che non avevano pensieri positivi su di me. Ho obiettivi importanti sia con il Milan che con la Nazionale, sono giovane e posso dare ancora tanto”. 

Sul mental coach:

“Nel settore giovanile era a nostra disposizione. Per me può essere utile, in Italia ci sono troppi pregiudizi su queste cose. Per me è qualcosa che può servire, in altre realtà c’è già. Allenare la mente è importante, forse la cosa più importante. Puoi allenarti anche 15 ore al giorno, ma se poi entri in campo e ti tremano le gambe non va bene. Vedere questa cosa come una debolezza è una cavolata“. 

Sull’arrivo nello spogliatoio della prima squadra:

Era una squadra molto tosta, però mi sono trovato bene fin da subito. In campo erano duri, ma fuori erano ragazzi eccezionali. C’era per esempio De Jong che sento ogni tanto ancora adesso“. 

Sull’intesa con Saelemaekers:

“E’ un ragazzo che si applica e che dà sempre il 100%. Ci siamo trovati bene fin da subito, sia in campo che fuori dal campo. Nel calcio moderno il ritmo è fondamentale, quindi avere un giocatore come lui è importante“. 

Sugli stadi vuoti:

“Nel calcio la comunicazione in campo è fondamentale. Con gli stadi vuoti è più facile parlare e comunicare con i compagni”.

Sull’incontro con i tifosi:

“Siamo tutti abbastanza disponibili, è un aspetto che fa parte anche del nostro lavoro, ma a volte è un po’ stressante. L’importante per me è l’educazione e il modo in cui ti chiedono le cose“. 

Su cosa mangia dopo la partita:

Dopo le partite ci danno l’hamburger. A me piace molto anche il sushi. Poi magari apro una bottiglia di vino o una birra”. 

Sui compagni di squadra:

“Paragoni con il vino? Theo è una bollicina in campo, mentre fuori dal campo direi Kessie che è uno che ti fa ridere sempre. Ibra è un Barolo: più invecchia e più è buono. Arrivare a 39 anni a questi livelli è incredibile. Io mi paragono ad un Brunello di Montalcino, vino che rappresenta la tradizione italiana e quindi potrei dirti io e Gigio che siamo italiani e siamo cresciuti nel Milan. Calhanoglu è un Amarone, Hakan è un giocatore completo che ti dà una mano in attacco e in difesa, è molto equilibrato come l’Amarone”. 

Sulla NBA:

“Mi sono appassionato negli ultimi anni e quindi simpatizzo per i Warriors. Sono un appassionato di basket, mi piace molto vederlo. In NBA sono avanti anni luce rispetto a noi, in tutto“. 

Sulla nazionale:

E’ un bel gruppo, conoscevo praticamente tutti. E’ un gruppo che giovane con grandi potenzialità. Purtroppo non ho avuto ancora la possibilità di conoscere il ct perché aveva il Covid quando sono stato convocato, ma spero di avere presto l’occasione per farlo”. 

Sul Milan:

Dobbiamo tornare in alto che per il Milan è la normalità”.

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Milan: Davide Calabria – Milanpress, robe dell’altro diavolo

 

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