Nel corso dell’anno abbiamo valutato l’andamento della squadra con sguardo talvolta critico talvolta benevolo. Critico per l’andamento scostante da gennaio in poi che ha portato a questo finale thrilling, oltre che per la quantità esagerata di infortuni muscolari che hanno compromesso alcune sfide. Benevolo per la capacità di aver un’identità, saper reagire ai momenti negativi e per il coraggio in alcune scelte tattiche che hanno portato punti importanti.
Purtroppo nella partita di ieri sono usciti alcuni limiti già visti in stagione in alcune gare casalinghe. Quella difficoltà a scardinare le difese schierate, nel saltare l’uomo e creare superiorità numerica. Col Cagliari i limiti tecnici e sul finale perfino atletici si sono visti e la sensazione è che siano di base limiti strutturali.
Nello specifico le scelte di formazione iniziale non si può discutere. Si possono analizzare le letture successive. Ad inizio secondo tempo forse il cambio Leao Saelemaekers è stato affrettato, perché ha sbilanciato la squadra, allungando la partita esponendo la difesa a rischi molto presto guardando al cronometro. Per contro, l’inserimento di Castillejo per Diaz ha ridato equilibrio ma ha tolto qualcosa in termini di coraggio e convinzione.
I rossoblu hanno fatto densità centralmente, avendo visto la gara contro i granata di mercoledì ed avendo un’ottima fisicità, ha giocato una partita attenta, di sostanza con ripartenze convinte e tecnicamente ben supportate.
Nelle pieghe della partita questa volta Pioli non ha saputo interpretare al meglio. Le armi che aveva le ha usate tutte, forse alcune troppo presto, altre fuori tempo massimo, come Mandzukic al minuto 88. Ora resta la trasferta di Bergamo, per 90 minuti che sanno di chiusura mistica di un ciclo partito dal 5-0 della scorsa stagione. La Champions tocca strameritarsela.