HomePrimo PianoBoban e Maldini, forse serviva solo un po’ di pazienza

Boban e Maldini, forse serviva solo un po’ di pazienza

Di questi tempi Milan non è certamente sinonimo di pazienza. Chiedetelo a Montella, chiedetelo a Giampaolo, e chiedetelo pure a Boban e Maldini che ora pagano, al di là della filosofia di Elliott, l’errata scelta dell’allenatore ad Agosto. Basta poco. Sono sufficienti pochi mesi di black out – Suso e Piatek insegnano – per perdere credibilità agli occhi del Milan ed avere le valigie in mano. Anche se, in più di un’occasione, questa può giocare brutti scherzi. Dopo la vittoria della Coppa Italia, Gattuso ha risposto con i fatti all’assidua ricerca del suo vecchio club di alzare l’asticella con un tecnico top. Frase familiare anche a Stefano Pioli, ormai da Febbraio dato per partente. Il Milan si mangerà le mani come con Rino? Probabile. Ora sembra esser tornato (o quasi) il Diavolo dei tempi d’oro: “Se Pioli avesse avuto la stessa squadra di Allegri, avrebbe vinto facilmente il campionato” disse Ibra. Non certo uno qualunque, non certo uno che si fa troppi scrupoli a dire la sua se le cose non vanno bene, neanche se parliamo di Guardiola. Adesso è un bel Milan, ordinato in campo e vincente, con una mentalità più solida rispetto a prima, merito sicuramente dell’allenatore e dei tanti ragazzi esplosi da Gennaio in poi. Tutto molto bello. Avete mai sentito un grazie (o qualsiasi altro apprezzamento) al lavoro di Boban e Maldini?

Dal tecnico ai singoli, Giampaolo l’unico errore

Certo, l’errore sulla scelta di Marco Giampaolo è stato importante, probabilmente lo sarà a fine campionato anche in chiave risultati sportivi. Ma proprio quando c’era da prendere una decisione secca, un rischio che avrebbe potuto allontanare il club anche dall’Europa League, ecco l’abilità nel scegliere Pioli. Un qualunque rossonero a sentir quel nome ha storto il naso, lo stesso Pioli ha dichiarato al suo arrivo “Comprendo e rispetto le critiche dei tifosi, questo deve essere uno stimolo in più per fare un buon lavoro”. Beh, diciamo che ci è riuscito molto bene. Il merito più grande è stato il saper valorizzare quei tanti giocatori che fino al suo arrivo erano irriconoscibili. Stiamo parlando di Bennacer, Kessie, Castillejo, Rebic e tanti altri. Tutti nomi del duo Maldini-Boban, compreso il tecnico. Dopotutto, bocciare così tanti talenti dopo 8 partite disastrose è impensabile. C’era bisogno di serenità, di fiducia, e con Pioli i frutti si sono visti quasi subito. L’impronta che ha dato alla squadra ora è evidente. Peccato per come andrà a finire, anche qui una decisione alquanto affrettata.

Maldini, un addio a testa alta

Ma non dimentichiamoci dei due attori principali. Nella loro gestione Maldini e Boban hanno azzeccato quasi tutto, particolarmente nella seconda metà di stagione quando c’era da inserire il tassello mancante: l’esperienza. Sublimi le scelte di Ibra e Kjaer che oltre a portare sicurezza in campo sono stati fondamentali sull’aspetto numerico. Lo stesso Maldini lo ha sottolineato qualche giorno fa: “Sapevo che questa era una squadra destinata a sbocciare. Non si può vincere solo con i giovani”. Una sorta di frecciatina come a dire “avete visto chi aveva ragione?” ed un messaggio chiaro al fondo Elliott, intenzionato a puntare sui giovani anche il prossimo anno. Però un segnale incoraggiante è già arrivato con il riscatto di Kjaer, segno che infine anche la proprietà ha dato ragione alla scelta di Maldini. Forse serviva solo un po’ di pazienza. Quel che accadrà in futuro invece non è ancora chiaro al 100%. Certo è che l’ex capitano rossonero si è tolto un bel sassolino dalle scarpe, un’eredità di colpi di mercato che passeranno direttamente nelle mani di Ralf Rangnick.

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