Se Zvone Boban aspettava di pescare dal mazzo una bella carta da giocarsi nella causa avviata col Milan, Ralf Rangnick gli ha servito un vero e proprio jolly. La confessione del tedesco, in un’intervista rilasciata questa settimana alla Gazzetta dello Sport, ha messo a nudo la crepa societaria tra l’allora Chief Football Officer e l’amministratore delegato, Ivan Gazidis.
Rangnick, infatti, ha spiegato senza troppi giri di parole di esser stato contattato dal Milan a fine ottobre, quando era in atto la sostituzione di Marco Giampaolo. Sappiamo, però, che la scelta di Boban e Maldini era ricaduta prima su Luciano Spalletti, imbrigliato da un contratto oneroso con l’Inter, poi su Stefano Pioli. Il “pallino” del tedesco è sempre stato appannaggio di Gazidis, al punto che la frattura con Boban arrivò in inverno quando il manager croato denunciò apertamente il tentativo dell’ad di pianificare un Milan senza consultare lui e Paolo Maldini.
La causa che è in corso tra Boban e il Milan è nata per l’impugnazione del licenziamento per “giusta causa” che, secondo il club, risiederebbe nell’intervista che il croato rilasciò senza autorizzazione alla Gazzetta per parlare del “flirt” tra Gazidis e Rangnick. Ora, però, Boban potrebbe far valere le parole recenti dell’allenatore tedesco: a fine ottobre era in corso una trattativa di cui il croato era al corrente? Se così, com’è probabile, non fosse, la società si troverà costretta a trattare una buonuscita per chiudere il contenzioso. Quel che rimarrà evidente è l’aver vissuto due Milan paralleli per diversi mesi: quello di Gazidis e quello di Boban, Maldini e Pioli. Finora i risultati hanno dato ragione al secondo di questi Milan. E c’è da riflettere.