Ma quanto è lunga l’estate? Eh, per noi fissati con il pallone è il periodo peggiore. Togli il Mondiale, togli l’Europeo…e non ti rimane nulla, se non tanta nostalgia del Milan. Nostalgia, tra l’altro, una parola non casuale se torniamo indietro a QUELL’ultima volta. Una gara contro il Verona che, 78 giorni dopo, simboleggia un distacco imprevedibile per chi, quel 4 giugno, ha salutato San Siro con l’idea di rivedersi. E poi…
IRRICONOSCIBILI… ED È FORSE UN BENE
Ciao Zlatan. Ci saluta un grandissimo giocatore, un motivatore, un leader nello spogliatoio e forse l’artefice principale del diciannovesimo scudetto. Tutti in lacrime, ma non possiamo perdere altro DNA rossonero…vero?
No, non è vero. Anzi, quello che doveva essere il saluto della sola leggenda svedese, è stato anche l’addio del passato, del presente e del futuro. Paolo Maldini, praticamente una costola del Diavolo, è stato licenziato insieme al partner di mercato Frederic Massara, scatenando le ire su tutti i social. A seguire, in un periodo abbondantemente fuori controllo per i tifosi, viene venduto Sandro Tonali, uno dei pilastri del Milan che, a questo punto, sarebbe dovuto essere.
Ma poi l’estate è andata a ritmo di TUM. Quel famoso meme di Pellegatti, quello della banconota gettata sul tavolo, ha contraddistinto un’estate che vede, come ha detto Pioli nell’ultima conferenza stampa, venti giocatori circa cambiati.
Ne è arrivata di tanta bella roba. Una squadra che, solo guardando la formazione titolare, può ricordare l’ultima contro i veronesi. Otto undicesimi sono simili, ma cambia il modulo e cambiano diverse scelte: dal 4-2-3-1 si passa alla bocciatura del trequartista e il 4-3-3 con Loftus-Cheek, Reijnders e Pulisic ad incantare. Ma la panchina è completamente rivoluzionata, compensando le passate stagioni non ricchissime di scelte.
Hanno salutato in tanti, ma non l’uomo che guiderà dalla panchina. Ora sempre più responsabile nelle scelte, sarà la stagione della consacrazione a livello manageriale, quasi all’inglese. Ecco, una delle novità più interessanti sta in Stefano Pioli, che dovrà ricostruire una squadra completamente smantellata. Ci è riuscito una volta, l’esperienza ci dice che ce la può benissimo fare una seconda.
Ed anche se non sarà a San Siro l’inizio dei giochi, ci si collega a quel 4 giugno là. Ha cambiato tutto. E forse, il Milan è entrato nel futuro, salutando inconsciamente quello che doveva essere il presente. Bentornato, vecchio cuore. Amato in tutte le tue forme, anche rosa, viola e verde.