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Basterebbe unità

Basterebbe unità. Due parole che spiegano da sole tutto. Tutto quanto. Da quant’è che al Milan non c’è più unità? Potremmo risalire addirittura al novembre 2013, prima crepa di un rapporto inossidabile: quello tra Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Oggetto (soggetto) del contendere? Barbara Berlusconi: “Lascio, con o senza accordo sulla buonuscita – disse l’ex amministratore delegato a quell’epoca –. Sono offeso, non è così che si opera il ricambio generazionale, lo si fa con eleganza. Mi dimetto per giusta causa nei prossimi giorni, forse aspetto la sfida di Champions con l’Ajax. Comunque non mi faccio rosolare». Alla fine Galliani non si dimise e il Milan superò il girone di Champions, al momento ancora l’ultimo della sua storia.

Il resto è storia più o meno recente: le prime avvisaglie di vendita, la figura controversa di Mr. Bee, quella ancora più complessa di Li Yonghong a capo di una holding di cui abbiamo parlato in lungo e in largo negli ultimi anni. Galliani “sostituito” da Marco Fassone e (anche) da Massimiliano Mirabelli. La sinergia del loro sodalizio all’inizio sembra credibile, poi si sfalda come neve al sole e viene definitivamente compromessa in un’Assemblea Soci che, negli ambienti rossoneri, ha fatto epoca con l’esplicito sbugiardamento dello stesso Fassone. Arriva Elliott, che porta in dote Ivan Gazidis al fianco di Leonardo e Paolo Maldini. È un anno, quello passato, di frasi mezze dette e mezze nascoste, di visioni assolutamente divergente, dell’ex capitano chiamato a fare da collante tra ad e ds. Fino all’addio del brasiliano e all’arrivo di Zvonimir Boban.

La musica non cambia. Come non cambia nel passaggio da Gattuso a Giampaolo, da Giampaolo a Pioli. Allenatori perennemente sulla graticola, mai pienamente difesi dai piani alti. Piani alti, piani diversi. Sempre e sempre di più. La rottura con “Zorro” è plateale, senza precedenti. E, ancora una volta, Maldini sembra essere la figura più silente e salvifica di una situazione emergenziale, distante anni luce dal Milan che fu, da una comunicazione che ha sempre fatto quadrato attorno a sé anche perché sempre ben indirizzata da chi la stava gestendo. E ora da chi si ripartirà? Maldini e Gazidis riusciranno a convivere insieme? Elliott prenderà ancora una volta il sopravvento a livello tecnico dettando la sua linea, sempre più distante dal clima del calcio italiano? Basterebbe unità. A costo di ripartire dal basso, davvero.

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