Come riporta ilNordEst, Franco Baresi ha partecipato a una serata speciale a Pieve di Soligo, provincia di Treviso. Lo storico numero 6 rossonero ha risposto a qualche domanda nell’occasione.
Aneddoti sulla carriera: “C’è la fortuna, indubbiamente, il talento non basta. È importante non dimenticare mai da dove si arriva, le proprie origini, chi ti ha sostenuto durante il cammino. Ho avuto un’infanzia non facile, ma sono riuscito a trasformare dolore e rabbia in determinazione e caparbietà. Di certo ho avuto anche la fortuna di incontrare le persone giuste nel momento giusto. Persone che mi ha hanno inculcato valori importanti, come educazione e rispetto“.
L’amore per il Milan: “Il Milan è per me una seconda famiglia, un’àncora di salvezza. Quando ero ragazzino sono stati attenti a quello di cui avevo bisogno, l’aspetto umano è fondamentale, perché prima dell’atleta c’è la persona“.
La prima volta a San Siro: “Ricordo un’emozione grandissima, pensate che sono passato da un paese di diecimila abitanti alla metropoli che è Milano. Lo stadio l’avevo visto solo in tivù, non avrei mai pensato di giocarci, di diventare quello che sono diventato e di vincere quel che ho vinto“.
Il suo esordio a 17 anni: “In particolare ricordo di aver avuto la fortuna di giocare con Gianni Rivera, lui era a fine carriera. Abbiamo giocato insieme solo due anni, ma sono stati anni preziosi, nel quale ho potuto imparare tanto da lui, osservando come si muoveva, come gestiva certe situazioni, la sua eleganza e la sua attenzione per chi giocava meno, per chi stava in panchina, che faticava in allenamento come i titolari“.
Capitano a 22 anni: “Non è stato un momento facile, perché andammo in serie B. Ma ho capito strada facendo quanto importante sia fare attenzione al bene della squadra più che al proprio personale, io non parlavo moltissimo, ma ha cercato di dare l’esempio con i fatti“.


