“Penso di meritarmi l’azzurro e credo che prima o poi la chiamata arriverà di nuovo”. Davvero per gli Europei ormai alle porte non c’era posto per Davide Calabria? Non è certo il caso di creare “il caso” a pochi giorni dall’inizio dell’avventura della Nazionale di Roberto Mancini, ma resta il dubbio che per il terzino del Milan ci potesse essere una chance in più per rientrare nel giro.

D’altronde a ventiquattro anni Calabria, pur colpito da infortuni nel corso della stagione, ha dimostrato di essere un perno della scacchiera di Stefano Pioli. Una maturità impressionante, non solo nel modo di stare in campo, ma anche nell’approccio fuori. Schietto, intelligente e mai sopra le righe, Davide è il prototipo del “nuovo Milan” plasmato nell’impostazione societaria da Paolo Maldini e nello spogliatoio da Zlatan Ibrahimovic. Il cambiamento è tangibile anche nel racconto che lo stesso Calabria fa di se stesso oggi su SportWeek: “I complimenti di uno come Maldini o di altri rappresentanti del club mi hanno fatto piacere. Mi hanno consigliato di pensare un po’ più “egoisticamente”, di credere nei miei mezzi e sfruttarli. All’inizio ero fin troppo umile. Nel calcio devi essere aggressivo e forte mentalmente. Prima lo capisci, prima ottieni risultati”.

Il prossimo passo in avanti, un altro salto di qualità, sarà la Champions League appena riconquistata dopo sette anni: un tassello che a Calabria mancava, pur essendo nato e cresciuto calcisticamente nel Milan, ma nel 2014 non era ancora entrato nel giro “che conta” (il suo esordio in Serie A risale all’anno successivo quasi come un omaggio di Pippo Inzaghi all’ultima di campionato). Per l’azzurro, vestito solo pochi minuti lo scorso novembre contro Estonia e Bosnia Erzegovina, c’è tempo: la Nations League prima (a San Siro, tra l’altro) e i Mondiali nel 2022 sono i prossimi obiettivi nel mirino di un ragazzo con tutte le carte in regola per convincere Mancini e chi verrà eventualmente dopo di lui.