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Ancelotti: “La squadra più forte quella della finale persa. Contro il Manchester a darci la forza è stato…”

In occasione di un giorno particolare, il 2 maggio, che è stato fondamentale per la storia recente rossonera sia nel 2004 che nel 2007, per la vittoria dello scudetto e la rimonta in semifinale di Champions ai danni del Manchester United, Carlo Ancelotti ha partecipato alla diretta Instagram di Carlo Pellegatti, raccontando le emozioni del passato non solo da calciatore, ma anche da allenatore.

LA PARTITA PERFETTA – “Secondo me è stato importante prendere il 3-2 all’andata. Quello ci ha portato per froza a giocare una partita più spregiudicata se fossimo partiti dal 2-2. Abbiamo fatto i primi i due gol subito e quindi è stato questo. È stata una stagione travagliata, partita dai preliminari, quindi è stato difficile. È stata una serie di circostanze favorevoli: i gol al tempo giusto, il calore dello stadio, la pioggia.”

LA SERA PRIMA DELLA FINALE 2007 – “La sera prima abbiamo detto che gli dei sarebbero stati dalla nostra parte, dopo aver visto che la finale l’avrebbe giocata il Liverpool.”

LA SQUADRA 2007 – “La squadra 2005 era la squadra più forte tra le tre finali giocate. Quella del 2007 era una squadra che veniva fuori da un inizio molto complicato, c’era una motivazione straordinaria in Champions. Abbiamo vinto a Monaco, abbiamo vinto partite importanti. È stata la cavalcata della motivazione.”

FINALE 2005 – “Mi risultava complicato vedere la partita, l’ho vista 10 anni dopo. Il Milan giocò bene anche i supplementari, è stato paradossale perdere questa finale.”

2 MAGGIO 2004 – “Quello è stato il campionato della regolarità. La Juve, la Roma. Abbiamo vinto le due trasferte difficili ed è stato un campionato regolare. Abbiamo perso contro il Deportivo, e quello ci ha un pò debilitati. Ma per il resto siamo stati bravi e regolari. Anche la rimonta contro l’Inter è stata una chiave.”

ULTIMA DI BAGGIO – “Ho tanti ricordi di Roberto, siamo stati insieme in Nazionale, l’ho allenato a Parma. Ho tanti ricordi, bavissimo ragazzo e bravissimo giocatore. Ora è umile alla stessa maniera di quando giocava.”

IL DERBY IN SEMIFINALE – “Una pressione fortissima la settimana prima. Tutti ci davano per esonerati sia me che Couper. È un ricordo chiave.”

ANCELOTTI GIOCATORE – “Non sono mai stato un giocatore veloce. Sono cambiato nel tempo e anche gli infortuni hanno alimentato le mie capacità tecniche. Giocare nel Milan di Sacchi mi ha aiutato e avvantaggiato.”

17MAGGIO ’92 – “La doppietta contro il Verona è stata particolare, unica doppietta proprio nella partita d’addio”

SU NESTA – “Nesta è stato uno sforzo enorme della società, in una campagna acquisti straordinaria. Ho spinto molto per avere Nesta e alla fine il Presidente l’ha preso. Lui è stato il tassello che mancava per una difesa perfetta. È un ragazzo umile, un pò pigro (ride), ma grande professionista.”

SU BARESI E MALDINI – “Baresi è stato il capitano per eccellenza. Il capitano dell’esempio e non della chiacchiera. Parlava quando doveva parlare. Maldini ha seguito questa linea qua. Maldini è più potente e Franco più reattivo. Due giocatori unici nel loro genere. Ma penso non debbano essere paragonati. Maldini è stato bravo ad adattarsi. In quel periodo sono stati inimitabili.”

SU GATTUSO – “Nel contesto della qualità era un giocatore indispensabile. Se in altre posizioni potevi coprirti come con i trequartisti, Gattuso non poteva essere sostituiti. Con il lavoro e l’impegno si può migliorare. Ma poi c’è la genetica che non ha aiutato Gattuso. Lui ha avuto il carattere, perseveranza, cattiveria, impegno. Lui ce l’ha avuta dentro sempre dalla nascita.”

SU SHEVA – “Ha fatto tantissimo per il Milan, è stato un grandissimo attaccante. A un certo punto della carriera abbia pensato a strade alternative. Una serie di infortuni non gli hanno permesso di raggiungere il livello che ha raggiunto al Milan ma è stato grande.”

SU KAKÀ – “È stato uno dei primi che si è adattato al cambiamento del calcio. Più fisico, intenso ed è arrivato un trequartista con questa velocità e cambio di passo.”

SU INZAGHI – “Pippo è qualcosa di speciale. Adesso mi viene difficile parlare di tutti loro, è rimasto un rapporto di amicizia, quasi fraterno. Mi porto tanti bei ricordi di tutti loro.”

SU SEEDORF – “Personalità fortissima. Le partite sulla carta facili erano un pericolo, ma lui quelle importanti non le ha mai sbagliate. “

SU BECKHAM – “L’ho voluto perchè conoscevo serietà e professionalità. Lui aveva voglia di venire al Milan ed è stato un acquisto azzeccato. È stato un grande professionista.”

SU IBRA A PARIGI – “Non so per quanto tempo giocherà ancora. Ibra è nei primi della lista, non solo a lvello tecnico ma più a livello caratteriale. L’immagine che da fuori è totalmente diversa da quella che da in campo. È un ragazzo altruista e molto attento alle vicende della squadra, a come si allenavano gli altri. Questo per un allenatore è importante.”

SU RANGNICK – “Credo di averlo inontrato in Germania un anno ma non lo conosco. Era unnamorato di Sacchi e ho letto questo, ma sinceramente la sua metodologia non la conosco.”

ESSERE ALLENATORE – “La fortuna di un allenatore è legata molto alla capacità della società di essere una società solida, ben strutturata e motivata, che supporta l’allenatore. Come è accaduto a me, Sacchi, Capello.”

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