Massimo Ambrosini è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport per ricordare il compianto Silvio Berlusconi. Ecco cosa commemora l’ex numero 23 rossonero.
Il primo ricordo: “Estate 1998, avevamo appena vinto lo scudetto. Il presidente era rimasto in parola con Billy. Gli aveva promesso che se avessimo trionfato in campionato lo avrebbe ospitato due giorni in barca. Era occupata, così gli propose una mini vacanza in Sardegna, a casa sua. E lo raggiunsi anche io. Ricordo due giorni da favola, serviti e riveriti, poi al terzo arrivò anche lui e cenammo insieme“.
Cosa gli ha insegnato: “Mi ha trasmesso il coraggio e l’ambizione. La capacità di realizzare l’irrealizzabile, unita a una propensione all’eccellenza unica nel suo genere. E poi il talento di saper mixare un concetto serio con la leggerezza. Riusciva a stemperare la tensione con battute, barzellette, sorrisi, pacche sulle spalle. Ci trasmetteva sicurezza. E ognuno di noi, anche grazie a lui, ha tirato fuori il meglio di se stesso“.
Il segreto del suo successo: “Ci ha passato il senso di grandezza. La voglia di spingersi oltre i propri limiti. Così come Galliani, che trasudava gratitudine a ogni passo. Berlusconi aveva fiducia estrema in lui“.
La sua idea di calcio: “Era fissato con il possesso palla negli ultimi minuti. Secondo lui avremmo dovuto fare melina e nascondere la sfera agli avversari. ‘Se siete in vantaggio, tenetela tra i piedi’. Ce lo ripeteva sempre a Milanello o nello spogliatoio, parlava alla squadra di continuo. Ognuno di noi gli deve qualcosa“.
L’addio: “Giugno 2013, un paio di giorni dopo la conferenza di addio al Milan. Mentre sono in macchina ricevo una telefonata: è Berlusconi. Mi ringraziò per il viaggio fatto insieme. Una persona unica“.