Le parole di Deschamps su Theo nel post partita di Italia-Francia rappresentano un campanello d’allarme per il Milan. Il CT transalpino ha lasciato intendere che Theo non si stia esprimendo come in altre stagioni, per ragioni che probabilmente esulano da aspetti fisici ma che abbracciano ambiti emotivi. Le prove opache, le disattenzioni, il commitment non sempre al 100% forse dunque non sono un’impressione dei media italiani o dei tifosi rossoneri.
È sempre complesso entrare nella testa dei giocatori. Ci provano gli allenatori che dialogano molto con essi e che magari avendo a loro volta giocato, comprendono meglio alcune dinamiche di specifici momenti. I social al solito, giustamente, consegnano una parte delle vite delle celebrità e i calciatori in questo senso non fanno eccezione.
L’annata dell’esterno francese, statistiche alla mano, non è deludente. Due gol e due assist in 9 presenze in campionato e 4 in Champions League. Il punto non è necessariamente la produzione offensiva di per sé, quel che è mancato di più è proprio la sua energia. Difensivamente i suoi omissis hanno già fatto discutere fin troppo, ma si sente la mancanza delle sue cavalcate sulla mancina che lasciavano solchi al suo passaggio.
A incidere potrebbero essere fattori extra-campo. In queste settimane stiamo imparando a vedere quanto i legami di amicizia con alcuni ex compagni siano ancora forti. Gli abbracci con Brahim Diaz a Madrid al Bernabeu, così come quelli con Tonali e Daniel Maldini a San Siro, sono solo gli esempi più recenti. Emozionalmente devono essere in geenerale mesi impegnativi, non a caso abbiamo anche visto la sua volontà di dar forza a Leao, il quale a sua volta è passato attraverso un periodo particolarmente tosto.
In questi atteggiamenti Theo ha sempre mostrato empatia. Al di là delle sue doti tecniche ed atletiche, la sua maniera positiva di stare nello spogliatoio ha fatto sì che sia Pioli sia Fonseca gli abbiano dato più volte la fascia da capitano. Ora inizia un mese con 7 gare, racchiuse in 27 giorni, in tre competizioni diverse, che ci porteranno ad una settimana di stop a Natale. È pleonastico dire che servirà il miglior Hernandez.
Senza, in tutto questo, tralasciare la tematica rinnovo. Sarebbe ideale poter arrivare ad una scelta definitiva entro la fine del 2024. Nel rispetto di tutti, giocatore e società compresi naturalmente. Il tema è sempre lo stesso: se si chiede uno sforzo economico al club, il club a sua volta lo richiederà in termini di impegno. Forse questi up and down emotivi sono figli dello stress legati alla scelta di prolungare o non. La speranza è che si sblocchi la situazione, come sempre per il bene del Milan.
