Calcagno (pres. AIC): “Salary cap non è una soluzione efficace. Troppa burocrazia sugli stadi”

Stadio San Siro - MilanPress, robe dell'altro diavolo
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Umberto Calcagno, presidente dell’AIC, torna ad affrontare il tema dell’aspetto economico nel mondo del calcio e i problemi causati dal Covid-19. Secondo il numero uno dell’Assocalciatori i problemi sarebbero iniziati ben prima dell’inizio della pandemia, a causa della scarsa burocrazia che viene attuata nel nostro Paese. Problema che come nel calcio si riversa anche in altri ambienti come quello scolastico e della sanità.

Queste le sue dichiarazioni al Corriere dello Sport: “Salary cap? L’abbiamo già testato per un decennio in Serie B e non ha riequilibrato i conti delle società. Forse è arrivato il momento di chiederci se i club siano arrivati a questa fase emergenziale facendo tutto il necessario negli anni precedenti. Il nostro calcio è rimasto un gradino indietro rispetto ai competitor europei anche perchè il sistema Paese non l’ha sostenuto. Penso agli stadi e a quanto la burocrazia abbia tarpato le ali a molti progetti che avrebbero potuto aiutare le società. Abbiamo club che non sono patrimonializzati, che si sono trovati impreparati ad affrontare la crisi. C’è la tendenza a trasferire sulla pandemia tanti problemi che non sono stati causati dalla pandemia».

Ancora Calcagno: “Durante il lockdown tutti i calciatori hanno fatto la loro parte. Non c’è un atleta che non abbia fatto rinunce economiche e oggi, dopo 6 mesi, siamo qui a parlare dello stesso discorso. Noi abbiamo sempre avuto un forte senso di responsabilità, ma quando parleremo di prospettive e di riforme con le altre componenti? Quando siederemo attorno a un tavolo, assumendoci ognuno le proprie responsabilità? Abbiamo calciatori professionisti che guadagnano meno di 50 mila euro lordi all’anno Se non creiamo gli strumenti per una nuova sostenibilità del sistema, tutto quello che faremo porterà a benefici di basso respiro”.

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