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Addio Berlusconi, Gandini: “Ha fatto tantissimo per la storia del calcio. Si assicurava che ogni giocatore avesse quello che serviva”

L’ex dirigente rossonero, Umberto Gandini, uno dei pilastri del Milan dell’era Berlusconiana, ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport per ricordare il Cavaliere, scomparso ieri: “Descrivere il presidente lo fanno in tanti e lo faranno in tantissimi. Lo conobbi quando iniziai ad occuparmi di televisione alla fine degli anni ’80, lo avevo conosciuto come imprenditore, poi sono entrato al Milan nella stagione ’93/’94. Non ho vissuto al Milan quello che lui definiva la sua memoria principale, la prima Coppa dei Campioni, quella di Barcellona. Invece ho vissuto quella di Atene nel ’94. Mi ricordo la sua precisione, la sua capacità di essere informato su tutti e conoscere i dettagli delle persone che lavorano per e con lui“.

Gandini prosegue: “Mi ricordo quando nel 1992 avevamo i diritti tv dell’NBA, che andavano sulle reti Mediaset, in scadenza. Lui mi chiamò per chiedermi a che punto erano le trattative per l’NBA, era informato su quello che succedeva. Andai al Milan nel ’93 su intuizione di Adriano Galliani e iniziai a frequentarlo molto più come dirigente del Milan. Le sue venute a Milanello erano delle feste, si passavano pranzi e cene a chiacchierare di tutto. Poi quando io ho cominciato ad occuparmi di Milan coincise con la sua discesa in politica, ci sono poi stati questi intrecci, con il Dottor Berlusconi Primo Ministro nonché Presidente del Milan. Il fatto di poter andare in giro per il mondo come la squadra del Presidente Berlusconi è sempre stato un grandissimo onore. Le grandi vittorie arrivate dopo le sue intuizioni e la sua passione… Per questo sport ha fatto tantissimo e farà tanto nella storia del calcio“.

Gandini continua: “È stata sempre e comunque una scuola. Lui parlava spesso con il signor Galliani, quindi le informazioni che io avevo arrivavano spesso attraverso Galliani. Mi ricordo una volta, avevamo appena preso Fernando Torres al Milan, Berlusconi mi chiamò perché voleva sapere se ci stavamo preoccupando di farlo stare a suo agio, il cambio di casa, la sua famiglia, l’arrivo a Milano e quant’altro. Una sera mi chiamò: ‘Allora Gandini che succede, con Fernando mi raccomando, bisogna trattarlo bene e va messo a suo agio’. Il suo mantra era che i giocatori del Milan fossero preoccupati e concentrati solo alla prestazione sportiva, e che di tutto il resto se ne occupava la società. In particolare c’erano delle persone, tra cui anch’io, che sovraintendevano questo aspetto. Quindi lui si preoccupava che Torres stesse bene, che Inzaghi avesse quello che serviva, si preoccupava di tutte queste cose affinché poi la prestazione in campo fosse quella che poi lui si aspettava“.

Umberto Gandini

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