Non basterà far cominciare il campionato. Il Milan, come gli altri club della Serie A, dovrà ridimensionarsi giocoforza anche se la stagione ripartirà a giugno. E pure per quella successiva. C’è, infatti, un aspetto che peserà ancora per molto come un macigno sulle finanze delle società sportive: l’obbligo di disputare le partite a porte chiuse. Prescrizione, quest’ultima, che potrebbe perdurare ancora per molto tempo. Almeno fino a quando non esisterà (se esisterà) un vaccino anti Covid-19.
Giugno. La prima scadenza è fissata al prossimo 30 giugno con la chiusura dei bilanci. Sarà importante per comprendere come agirà il Milan nei confronti degli abbonati che pretendono un rimborso o comunque un indennizzo per metà stagione praticamente andata deserta. Secondo una lettura dell’ultimo bilancio depositato, il peso del “botteghino” sui ricavi totali è del 18,3 per cento, uno degli indici più alti tra i club di Serie A. Su 215 milioni di introiti, 39,3 sono relativi a vendita di biglietti di singole gare, abbonamenti e servizi hospitality. Insomma, una botta non indifferente che andrà colmata con due leve: la riduzione dei costi (probabilmente del monte ingaggi) e la ricerca di nuove fonti di reddito (sponsorizzazioni, iniziative speciali e qualificazione alle coppe europee).
Finanze. Un piccolo aiuto arriverà dal cosiddetto “Decreto Rilancio”, ma solo per quanto riguarda gli aspetti finanziari. Secondo i calcoli del Report Calcio della Figc, il Milan potrebbe risparmiare circa 800.000 euro di versamenti Irap, rientrando tra le società che potranno beneficiare di quest’intervento dello Stato. Una piccola boccata d’ossigeno che, però, tocca solo il bilancio finanziario e non quello economico che si presenterà ancora pesantemente negativo.
