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Stefano Pioli a Repubblica: “Vogliamo continuare a crescere. Il mio rinnovo? Non è una priorità”

L’allenatore del Milan, Stefano Pioli, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna di Repubblica: “Il mio futuro? Il rinnovo non è una priorità. Con Maldini e Massara, si parlerà di come migliorare la squadra. La bella addormentata si risveglierà nella sua casa, tra i più grandi. Prima della gara contro l’Atalanta, ho chiesto ai ragazzi se volessero ancora giocare con il Rio Ave o contro Manchester City, Bayern Monaco e PSG. Saremo in quarta fascia, è un po’ strano per i vicecampioni d’Italia. In ogni caso, vogliamo crescere, la stagione 2021/2022 dovrà essere quella della nostra conferma. Sono fortunato a lavorare con questo gruppo”.

Sull’atteggiamento della squadra e sul mercato: “Se nei primi cinque campionati siamo la squadra più giovane, è perché abbiamo dimostrato maturità. Non è questione di età, ma di atteggiamento. Lo scudetto? Dobbiamo fare un passo alla volta, non dobbiamo perdere la determinazione e l’entusiasmo. L’Inter ci ha messo anni e investimenti, la Juventus sarà di nuovo tra le favorite. La nostra proprietà ci sostiene e ci tutela. Il mercato? I miei dirigenti hanno già dimostrato creatività. Qualunque sarà il budget, il Milan farà la sua parte. L’importante è avere costruito una base di 10-12 giocatori da squadra di vertice, come Theo Hernandez, Tomori, Kjaer, Kessie, Calabria, Calhanoglu, Ibrahimovic”.

Su Donnarumma: “È un professionista esemplare, ha sempre pensato al campo. Dopodiché, una trattativa può funzionare oppure no. Ci siamo sentiti e ci siamo ringraziati a vicenda, il nostro è un rapporto sincero. Gli ho fatto gli auguri per l’Europeo”.

Sul fatto che Ibrahimovic abbia saltato tante partite: “Mi dispiace per gli infortuni di Mandzukic, che era stato scelto per alternarsi con Ibra senza che calasse il livello. Zlatan non potrà giocarle tutte. Sa quando forzare, il nostro rapporto è sincero. La Champions è meno pesante dell’Europa League, ma ci vuole il quarto attaccante”

Su Kessie: “Se sia il nostro nuovo leader? Ne abbiamo più di uno, anche Kjaer è un leader. Franck, nelle difficoltà, è il riferimento dei compagni. Fino a un minuto prima dell’allenamento, balla e sembra poco concentrato, poi è un esempio per tutti”. 

Sulla Superlega: “La meritocrazia è alla base dello sport, però Uefa e Fifa devono chiedersi perché club così importanti hanno pensato alla scissione. Significa che il sistema ha fallito. Barcellona, Real Madrid e Juventus rischiano la Champions? A me sembra inevitabile un tavolo tra le componenti del calcio europeo, per sviluppare il prodotto. Servono confronti e cambiamenti”

Sull’unico rimpianto dell’annata appena terminata: “L’unico rimpianto è l’eliminazione dall’Europa League, subita per mano del Manchester United. Il gol annullato a Kessie a Manchester e il ritorno senza Ibra, Rebic e Leao hanno influito molto. Si dice che le italiane non abbiano ritmo e intensità, ma noi in Europa non siamo mai andati in difficoltà. Prima di potercela giocare con Chelsea, Bayern Monaco e Manchester City, dobbiamo completare un percorso di crescita, fatto di anni in Champions”

Sul suo esordio in Champions League da allenatore: “È una crescita continua, la passione mi permette di essere curioso e di voler migliorare. Ho voglia di cimentarmi contro i più grandi allenatori”

Sulla differenza tra il rendimento in casa e il rendimento in trasferta: “Non siamo mai mancati nel controllo del gioco, ma in casa abbiamo dati molto negativi nell’uno contro uno offensivo. Non abbiamo tanti giocatori che saltano l’avversario”

Sulle accuse riguardanti i 20 rigori fischiati a favore del Milan durante il campionato: “Non mi toccano, ne avremmo meritati di più. Il Var torni alle origini e intervenga in caso di errore evidente dell’arbitro. Tra l’altro, basta fidarsi del fermo immagine. Sullo slancio, un contatto in foto si vede sempre, ma il calcio non è statico. Mi permetto anche di dare un consiglio al designatore Rizzoli, che stimo. Ci vorrebbero coppie fisse arbitro-Var, che si alternino nei due ruoli per affinare uno stesso modo di arbitrare. Oggi cambiano di continuo, spesso si nota scarsa simbiosi”

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