Che brutto non poter contare su sé stessi. Vero, quando si arriva a questa situazione, quella della qualificazione sul filo del rasoio, un po’ di colpe bisogna prendersele. Ma poi pensi al girone complessivo, all’andamento delle tre avversarie, al valore paritario e ci si consola dicendo che è stata una competizione molto difficile.
Eppure non è ancora finita. Anche se il destino non è nelle mani del Milan, in Champions League ci può andare avanti (con conseguente goduria economica). Bisogna guardare il proprio campo, ma la testa è anche a Dortmund. E allora sì, a Newcastle ci vai con la testa bassa per gli ultimi risultati ma con gli occhi a guardare il cielo perché non sei sconfitto.
E qui viene il bello. “Chi vive sperando muore…“. Da decidere se il continuo del proverbio è “cantando” o la versione del volgo, quella simpatica ai più ma censurata sul sito perché non professionale. Perché il Milan delle ultime partite, purtroppo, non è nell’umore giusto per impostare la gara sul proprio dominio, e deve sperare in una rocambolesca serie di eventi nelle due partite, ovviamente simultanee.
Ma la qualità tecnica della squadra di Pioli e il momento non roseo del Newcastle può aiutare. Come accaduto nella quarta gara del girone, quella con il PSG, l’inattesa vittoria è giunta non per scelte tattiche complesse o per chissà quali giocate (anche se i singoli l’hanno portata a casa): è servita un po’ di garra contro un avversario schiacciato nell’intensità. Testa, coraggio ed un po’ di fortuna. Quando il gioco si è fatto duro, il Milan degli ultimi anni si è messo a giocare. Solo che questa volta deve pregare anche il più ateo dei tifosi.