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Tra prestazioni e assetto difensivo il Milan sembra ballerino, ma i numeri dicono tutt’altro. Chi ha ragione?

Da brividi. È questo lo status di tutte o quasi le partite del Milan quest’anno. Una parola forte, che forse fa pensare al peggio, ma non è così grave come sembra. Non sono infatti i risultati, le prestazioni (alcune), i punti fatti o altre situazioni di campo, bensì quello che si vive all’interno dei 90 minuti. Archiviata la prima parte di stagione, si cominciano a tirare le prime somme. Delle somme non proprio negative, anzi. Il Milan dopo nove anni è tornato agli ottavi di Champions League ed è secondo in classifica ma non tutto sembra essere perfetto. C’è un qualcosa che scricchiola, un qualcosa che potrebbe far sembrare la coperta rossonera una coperta corta.

CERCASI SOLIDITÀ

Il confronto con la scorsa stagione (dopo le prime quindici giornate) è pressocché identico. Due punti in meno, quattro gol fatti e tre subiti in meno rispetto all’anno scorso. Neanche la situazione del Napoli – che sembra fare un campionato a parte – spaventa eccessivamente. Perché si, l’anno scorso la vetta in questo momento era distante solo un punto, mentre adesso le lunghezze sono otto però – come ribadito spesso da Pioli – la corsa il Milan la fa su sé stesso. E allora perché in giro c’è così tanto disfattismo?

Le situazioni, positive o negative che siano, vanno analizzate a fondo. Andando con ordine, la difesa è un punto che va sicuramente toccato se in relazione a quanto mostrato l’anno scorso, ma non solo e soltanto in termini di numeri. Un Milan che in difesa va in affanno più ora che prima, questo è vero, ma è altrettanto vero che in quindici giornate i gol subiti sono di meno rispetto a quelli dell’anno scorso. 15 in 15 partite, una media di un gol a partita che se dovesse continuare così reciterebbe 38 a fine stagione, qualcuno in più rispetto ai 31 dell’annata scudettata che ha trovato l’exploit nel girone di ritorno.

Proprio quell’impennata ha permesso a Pioli ed i suoi ragazzi di alzare la coppa dopo undici anni. In 19 partite Maignan e i suoi compagni hanno subito solo 9 gol. Un dato impressionante che ha fatto presente ancora una volta che spesso e volentieri a vincere è chi ha la miglior difesa. Una miglior difesa che però il Milan quest’anno è riuscito poche volte a schierare.

UN MILAN INEDITO

Calabria-Tomori-Kalulu-Theo Hernandez. La linea difensiva che aveva trovato una certa stabilità e continuità, Pioli l’ha avuta a disposizione per solo quattro partite su quindici. Infortuni e squalifiche che oltre ai titolari hanno colpito anche le riserve. Le indisponibilità di Calabria, Florenzi e Dest contemporaneamente hanno portato il mister a traslare Kalulu sulla destra. Ruolo che ricopre benissimo, senza dubbio, ma che di conseguenza ha dovuto cambiare l’assetto tattico della squadra con l’inserimento di un altro centrale.

Kjaer, Gabbia, Thiaw, gli stessi Tomori e Kalulu, tutti a ruotare – che sia per turnover, scelta tecnica o addirittura obbligata – così come spesso (nelle ultime partite) cambia anche lo schieramento. A tre o a quattro, uomini diversi quasi ogni partita, aspetti e talvolta esperimenti che in un modo o nell’altro possono influire e non poco sulle prestazioni della retroguardia. Alcuni svarioni (Tomori ma non solo) spesso sono delle naturali conseguenze a tutto ciò.

Come ritrovare la continuità perduta? Innanzitutto la sosta calza a pennello. Sperando che possa essere una pausa serena per tutti senza ricevere particolari aggiornamenti dal Qatar. Poi il tempo, come si dice, cura ogni ferita e quelle di Maignan, Calabria e anche Florenzi potranno essere accantonate una volta per tutte. L’ultima soluzione poi, come sempre, spetta a Pioli ma soprattutto al campo. Tornare affamati – una parola che viene usata sempre più spesso – può aiutare più di ogni altra cosa.

Credendoci sempre si può fare tutto. E il Milan lo sa bene.

Milan: Olivier Giroud, Fikayo Tomori, Aster Vranckx (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Olivier Giroud, Fikayo Tomori, Aster Vranckx (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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