HomePrimo PianoMilan-Juventus 2-0. O di come Pioli ha surclassato Allegri

Milan-Juventus 2-0. O di come Pioli ha surclassato Allegri

Il 16 ottobre del 2010 il Milan batteva il Chievo per 3-1 con doppietta di Pato e gol di Robinho. Era un Milan ancora sperimentale rispetto a quello solido e concreto che con Massimiliano Allegri in panchina si sarebbe laureato campione d’Italia qualche mese dopo: in quella serata autunnale il tecnico livornese mandava in campo tutti insieme Pirlo, Seedorf, Ronaldinho, Pato e Ibrahimovic in un’abbuffata di classe e talento offensivo che vale più di mezza Serie A odierna.

Le verità di Milan-Juventus

Un Milan in divenire ma abbastanza forte da battere senza troppa fatica un Chievo allenato da un quasi esordiente Stefano Pioli. Sono passati 12 anni, è cambiato un mondo o forse anche due, e dopo altre 18 sfide a secco contro Allegri (un mortificante score di 14 sconfitte e 5 pareggi) Pioli ha trovato ieri la prima vittoria in carriera contro il toscano. Il 2-0 di Milan-Juventus certifica – anche per chi è restio ad ammetterlo – due grandi verità: 1) questo Milan è una squadra molto migliore di questa Juventus; 2) Stefano Pioli è un allenatore molto migliore di Massimiliano Allegri.

Le scelte vincenti di Pioli

Reduce da una poco piacevole nottata londinese, in Milan-Juventus Pioli rimescola le carte e rimodella la sua creatura: centrocampo in sofferenza? Dentro i muscoli di Pobega a dare manforte a Bennacer e Tonali. Difesa ballerina? Fuori lo spaesato Dest, Kalulu (dominante) dirottato a destra e Gabbia ad affiancare un redivivo Tomori. De Ketelaere ancora in rodaggio? Rispolverato Diaz nel ruolo di trequartista atipico sulla fascia destra. E così l’orchestra Milan torna a suonare come piace al tecnico.

Lezione ad Allegri

Pioli pensa, studia, si aggiorna, impara, non fugge dalle responsabilità, non cerca alibi. Lo fa a quasi 57 anni, dopo oltre 20 passati per lo più sulle panchine di provincia e con esperienze spesso terminate in modo poco gratificante. Pioli fa tutto quello che Allegri non sa più (o non vuole più?) fare. Rimasto incartato nelle sue massime poco massime, il livornese si è trincerato dietro le sue convinzioni ormai sorpassate e dietro quelle battute che ci fanno capire cosa intendesse Stanis La Rochelle in Boris quando parlava di «umorismo da 4 soldi» riferendosi ai toscani.

Il calcio cambia, Allegri no

Allegri è l’allenatore più pagato del campionato e vien da chiedersi perché. L’ostinazione nel voler ridurre il calcio a materia estremamente semplice diventa presunzione quando quasi schernisce chi invece adotta un approccio più scientifico. Il calcio cambia, si evolve, Allegri no. La sua Juventus è una squadra povera di idee, di verve, di tutto e il tecnico si rifugia nelle sue battute e negli alibi, non mancando di ricordare i tempi in cui a Livorno, nel gabbione, lui ne vinceva tante. Nel gabbione però Allegri sembra esserci rimasto imprigionato.

Pioli-Milan, connubio perfetto

Pioli invece è un uomo libero: l’incontro con il Milan è stato casuale ma gli ha cambiato la vita e lui l’ha cambiata al Milan. A Milanello ha trovato terreno fertile per poter dare fondo alle sue idee, al suo calcio, alla sua fame. Tra le mani ha un gruppo giovanissimo che ha plasmato e sta plasmando come meglio crede. Pioli può creare, può inventare e ovviamente può anche sbagliare, com’è giusto che sia. Ecco perché ad oggi in Serie A nessuno è come Stefano Pioli, che non sarà l’allenatore perfetto (esistono?) ma è perfetto per questo Milan e questo Milan lo è per lui: mai matrimonio fu così azzeccato.

Pioli e squadra pre Milan-Inter Derby (Agenzia Fotogramma)
Pioli e squadra pre Milan-Inter Derby (Agenzia Fotogramma)

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